Il racconto di Pier Ferdinando Casini sul “corteggiamento” ricevuto da Silvio Berlusconi e la cena segreta alla presenza di Bruno Vespa e non solo.
Nei giorni scorsi ha parlato della situazione dell’Europa relativamente alle conseguenze dei dazi di Trump. Ora, invece, Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, al Corriere della Sera, ha svelato alcuni retroscena relativi all’agosto 2010 e ad un corteggiamento serrato da parte di Silvio Berlusconi in un periodo politico ben preciso e delicato.

Casini e il corteggiamento di Silvio Berlusconi
Nel corso di una interessante intervista rilasciata al Corriere della Sera di cui vi riportiamo solo alcuni stralci, Pier Ferdinando Casini ha ricordato un agosto decisamente scottante, quello del 2010, quando tra l’allora premier, Silvio Berlusconi, e il presidente della Camera ci furono scintille che portarono poi ad un’escalation politica che comportò la fine del Pdl e allo sfratto del Cavaliere da Palazzo Chigi.
“La mia alleanza con Berlusconi nasce nel 1994 e regge fino al 2006. Nel 2008 sono candidato contro lui e Veltroni. È chiaro che quando Silvio entra in crisi con Fini la cosa schematicamente più semplice era recuperare il rapporto con me. Mai e poi mai avrei fatto parte del ‘Partito del predellino'”, ha detto Casini. Quello del Cavaliere fu un ero corteggiamento che portò ad una cena segreta poi svelata e una chiamata molto particolare.
La cena segreta mai raccontata
Casini ha svelato al Corriere alcuni dettagli mai raccontati prima in merito ad una cena che doveva essere segreta ma che fu rivelata proprio dal quotidiano avvenuta nel luglio 2010: “Fu una cena amabilissima. Vespa è un padrone di casa fantastico. Era amico di Berlusconi, ma capiva la situazione. Marina era come sempre molto silenziosa al cospetto del padre: si vedeva che era una donna che pensava, niente protagonismi”.
Ma non solo. L’ex presidente della Camera ha aggiunto: “Cosa mi prometteva Berlusconi? Mi ricordo che, giorni dopo, ero in spiaggia a Milano Marittima con mia figlia. Mi squillò il cellulare: un’ora e mezzo di colloquio. Mi spiegava come fosse la scelta della vita e che poi sarei diventato il suo successore. Ma non potevo certo essere io a risolvere il suo problema con Fini”.