Ci sono novità sul caso Alessia Pifferi, la donna che ha fatto morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi. Altre due persone coinvolte.
Continua ad essere al centro delle notizie di cronaca il caso Alessia Pifferi, la donna accusata di aver fatto morire di stenti sua figlia Diana di soli 18 mesi. Sulla vicenda, in queste ore, ci sono delle novità in merito ad altre due persone coinvolte. Si tratta di altre due psicologhe, ora indagate e accusate di falso e favoreggiamento.
Caso Alessia Pifferi, la novità sulle psicologhe
Come riportato da Repubblica, sul caso legato alla Pifferi ci sarebbero delle novità. In modo particolare sulla questione che coinvolge i test psichiatrici svolti dalla donna, accusata di aver lasciato morire di stenti sua figlia di 18 mesi.
Altre due psicologhe del carcere di San Vittore a Milano, infatti, sarebbero ora accusate di falso e favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta bis sul caso.
Da quanto si apprende, nella giornata di lunedì 25 marzo 2024, gli avvisi di garanzia sarebbero stati consegnati alle due donne. In questo nuovo fascicolo, aperto dal pubblico ministero Francesco De Tommasi, ci sono ben cinque persone indagate. Tra loro, anche l’avvocata Alessia Pontenani che difende la Pifferi e che è accusata solo per falso.
Secondo quanto affermano gli inquirenti sul caso, le professioniste avrebbero manipolato la Pifferi con il chiaro obiettivo di farle ottenere la perizia psichiatrica. Questa situazione era già stata definita dal magistrato come “una rete criminale”.
I dettagli sulle psicologhe
Stando a quanto ripreso da Fanpage che cita sempre Repubblica, ci sarebbero anche dei dettagli sulle due nuove indagate.
Una di loro sarebbe una donna che alternerebbe il lavoro all’Azienda socio sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo con le ore di servizio in carcere. Questa avrebbe partecipato alla somministrazione del test di Wais a Pifferi ma non avrebbe firmato la relazione finale.
Per quanto concerne l’altra psicologa, invece, sarebbe una professionista esterna al carcere ma che lavora per la stessa azienda sanitaria della collega. In questo senso, la donna avrebbe corretto e modificato la relazione sullo stato di salute della Pifferi, anche se non risulta chiaro quale sia stato il vero motivo.