Caso Chico Forti: il velista condannato all’ergastolo negli Stati Uniti

Caso Chico Forti: il velista condannato all’ergastolo negli Stati Uniti

E’ in carcere dal 1998 Chico Forti, cittadino italiano ritenuto colpevole dell’omicidio di Dale Pike. Un caso con bugie e lacune, che ha destato molti dubbi.

Sono passati più di 20 anni da quel giorno di febbraio del 1998 che ha cambiato per sempre la rotta della vita di Chico Forti: sportivo italiano, trasferito negli Stati Uniti, dove aveva avviato una buona carriera, viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di un uomo, Dale Pike. Da allora si trova in carcere, ma l’opinione pubblica è divisa tra chi lo ritiene colpevole e chi invece sostiene con fermezza la sua innocenza. Ripercorriamo allora insieme la vicenda di cronaca nera.

Chi è Chico Forti

Originario del Trentino, Enrico Forti ha alle spalle una carriera di successo nel windsurfing, sport che ha contribuito a diffondere in Italia e sua grande passione.

Decide di trasferirsi negli Stati Uniti per realizzare il proprio “sogno americano”, grazie ad una grossa vincita nel quiz di Mike Bongiorno Telemike e qui inizia a lavorare come produttore televisivo e a fare affari nel mondo immobiliare. Mette anche su famiglia, sposandosi con la modella Heather Crane e dando alla luce tre figli. Una vita di successo, almeno fino al 15 febbraio 1998.

L’omicidio di Dale Pike

Nella giornata del 15 febbraio 1998 un surfista trova il cadavere di un uomo sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami: il corpo è nudo, con due colpi di pistola nella nuca, ma ha vicino a sé una scheda telefonica e un biglietto aereo. La polizia riesce così ad identificare la vittima: si tratta di Dale Pike, 40enne australiano, figlio dell’imprenditore Anthony Pike, proprietario del celebre hotel Pikes, cuore della movida di Ibiza.

Dale Pike si trovava a Miami proprio per questioni riguardanti l’albergo di famiglia: Chico Forti, infatti, era interessato ad acquistarlo, ma Dale sospettava che l’italiano stesse cercando di truffare il padre Anthony, affetto da demenza, proponendogli una cifra irrisoria. Lo stesso Forti aveva pagato il suo volo aereo per discutere della compravendita di persona.

La versione di Chico Forti e la sua bugia

Il grande problema di questo caso è che le versioni di Chico Forti e quelle ricostruite dalla polizia di Miami sono nettamente contrastanti. A questo, vanno aggiunte tutte una serie di menzogne e di lacune che oscurano la verità.

Secondo quanto dichiarato da Chico Forti, lui è innocente. Sarebbe infatti andato a prendere Pike all’aeroporto di Miami verso le 18.30, lo avrebbe fatto salire sulla sua automobile e lo avrebbe infine lasciato nel parcheggio del Rusy Pelican, dove l’australiano si sarebbe diretto verso una Lexus bianca con a bordo un uomo.

Peccato che, interrogato dalla polizia di Miami, Forti abbia inizialmente negato di aver visto Dale Pike quel giorno, bugia che ha detto anche alla moglie Heather, spinto, a suo dire, dalla paura. Questa menzogna è ritenuta una delle prove chiave della sua colpevolezza.

La versione della polizia di Miami e le lacune nelle indagini

La polizia di Miami, dal canto suo, ha un’altra versione: Chico Forti avrebbe infatti ucciso Dale Pike, dopo essere andato a prenderlo in aeroporto, con due colpi di pistola calibro 22 – pistola che risulta essere stata comprata da Forti, ma che, a detta sua, sarebbe stata di un amico, Thomas Knott, pregiudicato che per alcuni sarebbe coinvolto nell’omicidio – e lo avrebbe poi spogliato per mettere in scena un delitto a sfondo omosessuale.

Il movente sarebbe proprio la questione dell’albergo, vicenda nella quale Forti avrebbe tentato una truffa ai danni di Pike. Si tratta quindi di un felony murder, dove cioè l’omicidio è la conseguenza di un altro crimine. Per questo, davanti ad una giuria popolare, Chico Forti è stato condannato all’ergastolo, senza condizionali.

Ci sono però diverse controversie nelle indagini svolte dalla polizia: la prima è che, durante il primo interrogatorio, la polizia ha mentito a Forti, dicendo che anche Anthony Pike era stato ritrovato morto, per spingerlo a confessare, procedura che in Italia è illegale, ma che è prevista nel diritto statunitense.

Inoltre, mancano le prove della presenza di Forti sulla scena del crimine: non ci sono tracce di DNA e il test sulle mani per rinvenire polvere da sparo non è mai stato effettuato. Gli atti del processo non posso però essere visionati, in quanto Forti ne ha impedito la pubblicazione.

L’interesse dell’opinione pubblica e del governo italiano

Per tutte queste lacune, il caso desta ancora molti dubbi e una fetta dell’opinione pubblica ha chiesto negli anni un interessamento da parte del governo italiano.

Nel dicembre 2020, l’allora ministro degli Esteri Luigi di Maio aveva annunciato in tale direzione che il governatore della Florida aveva accolta l’istanza del condannato di poter essere trasferito a scontare la pena in Italia. Mossa che si è rivelata azzardata, in quanto Chico Forti è ancora in carcere negli Stati Uniti.