Il processo d’Appello sui depistaggi del caso Cucchi riparte il 16 dicembre: due carabinieri rinunciano alla prescrizione.
Il 16 dicembre 2024 si aprirà il processo d’Appello sui depistaggi legati alla tragica morte di Stefano Cucchi. La vicenda vede ora protagonisti otto carabinieri imputati per reati che vanno dal falso al favoreggiamento, passando per omessa denuncia e calunnia.
Tra gli sviluppi recenti del caso, due dei carabinieri coinvolti hanno scelto di rinunciare alla prescrizione, un gesto che conferma la loro volontà di dimostrare la propria innocenza in aula.
La decisione di due carabinieri: le novità sul caso Cucchi
Durante l’udienza preliminare, come riportato da Repubblica, i due carabinieri hanno annunciato la loro scelta di rinunciare alla prescrizione. Questa decisione è stata comunicata dal loro legale che ha spiegato le motivazioni dei suoi assistiti.
“Hanno ritenuto che accettare la prescrizione sarebbe potuto sembrare equivoco. Sono sicuri di essere innocenti e confidano che venga riconosciuta la loro completa estraneità ai fatti contestati“, afferma.
La rinuncia alla prescrizione, in casi come questo, rappresenta un atto di fiducia nel sistema giudiziario, poiché i due imputati avrebbero potuto evitare il processo d’appello grazie al decorso del tempo.
Cosa accadrà al processo d’Appello
L’inchiesta che ha portato al processo d’appello si basa sull’accusa di depistaggio legata alla morte di Stefano Cucchi. Nel processo di primo grado, conclusosi il 7 aprile 2022, tutti gli otto carabinieri imputati sono stati condannati a pene differenti.
Il giudice monocratico, nelle motivazioni della sentenza di primo grado, aveva evidenziato come ci fosse stata: “Un’attività di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Stefano Cucchi“.
L’obiettivo sarebbe stato: “Allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino“.
Queste manovre sarebbero proseguite anche nel 2015, secondo il giudice, durante le nuove indagini della Procura di Roma. Ma anche persino nel corso del cosiddetto “Cucchi bis” del 2018.
In particolare, l’accusa sostiene che alcune condotte fossero volte a screditare testimoni chiave come Riccardo Casamassima, il carabiniere che con la sua testimonianza ha contribuito a fare luce sui fatti.