La vicenda legata alla scomparsa di Denise Pipitone ha visto nelle ultime ore una svolta “collaterale”: arrivata una condanna.
Sono passati ormai oltre 20 anni dalla scomparsa della piccola Denise Pipitone a Mazara del Vallo e ancora oggi non ci sono novità sul giallo. Eppure, nelle ultime ore, una vicenda “collaterale” ha fatto molto discutere. Infatti, è arrivata una condanna per diffamazione all’indirizzo della ex pm che si era occupata del caso, la dottoressa Maria Angioni.
Denise Pipitone: la condanna all’ex pm
È stata condannata a quattro mesi di reclusione per diffamazione la pm Maria Angioni, che si occupò del caso della scomparsa di Denise Pipitone a Mazara del Vallo. La decisione è arrivata in queste ore da parte del Tribunale di Marsala, in provincia di Trapani in composizione monocratica.
La pena, sospesa, è stata stabilita per il reato di diffamazione ai danni dell’ex Ispettore Vincenzo Tumbiolo, già in forze al Commissariato di Mazara del Vallo. La ex pm, infatti, avrebbe commesso il reato nel corso della trasmissione televisiva ‘Mattino Cinqu’e in una puntata andata in onda nel 2021.
In quella occasione, Maria Angioni aveva parlato in questo modo: “Bisognerebbe fare una chiacchierata con questi qua”, riferendosi proprio a Tumbiolo e ad altri due esponenti delle forze dell’ordine incaricati delle indagini sul caso della povera Denise Pipitone.
La replica dei legali della ex pm
A seguito della condanna alla donna, gli avvocati che hanno seguito la Angioni si sono pronunciati in modo piuttosto amaro: “[…] La frase pronunciata dall’Angioni non conteneva alcuna carica offensiva […]”. E ancora: “Si tratta di una sentenza ampiamente annunciata. Questo procedimento non doveva neanche essere avviato”, le parole del legale Giordano sulla sentenza tanto attesa ma “annunciata”.
“Qualcuno si è rizzelato per alcuni comportamenti della Dottoressa Angioni e ne ha fatto un capro espiatorio. Al deposito delle motivazioni impugneremo la sentenza e siamo sicuri che la Corte d’Appello porrà rimedio alle gravi violazioni di legge poste in essere dalla Procura di Marsala e refluite nella sentenza”, le parole degli avvocati Stefano Giordano e Giovan Battista Lauricella riportate dai principali organi di informazione.