Caso Denise Pipitone: la verità in aula sul coinvolgimento dei poliziotti

Caso Denise Pipitone: la verità in aula sul coinvolgimento dei poliziotti

Le ultime svolte nel caso di Denise Pipitone: testimonianze chiave e errori di identificazione svelati in tribunale.

Il mistero che avvolge la scomparsa di Denise Pipitone continua a suscitare attenzione, soprattutto in seguito alle recenti dichiarazioni in tribunale che hanno gettato luce su un errore di identificazione di un ispettore di polizia. Il 1° settembre 2004, giorno della scomparsa della piccola Denise, un gruppo di poliziotti entrò nella palazzina dove si credeva vivesse Anna Corona. Tra questi, secondo le accuse dell’ex pm Maria Angioni, si sarebbe dovuto trovare l’ispettore Vincenzo Tumbiolo. Tuttavia, come emerso durante il processo a Marsala, Tumbiolo non era presente.

Denise Pipitone Piera Maggio

La confusione sui nomi e le scuse di Angioni

Durante il processo per diffamazione, l’ispettore Rosario Accomando ha chiarito che, in quel fatidico giorno, i presenti erano l’assistente Baldassare Tumbiolo e l’ispettore Vito Giorgi, ma non Vincenzo Tumbiolo, già non più in servizio al Commissariato di Mazara. Questo dettaglio smentisce le affermazioni di Angioni, che in precedenza aveva ammesso il proprio errore e chiesto scusa per la confusione creatasi tra i due Tumbiolo.

Prossime fasi del processo e la difesa di Angioni

Il processo vedrà la partecipazione di ulteriori testimoni, tra cui l’assistente Baldassare Tumbiolo e l’ispettore Vito Giorgi, previsti per la prossima udienza del 5 marzo. Si passerà poi ai testimoni del legale di parte civile, l’avvocato Giuseppe De Luca. Maria Angioni, difesa dall’avvocato Stefano Giordano, ha sostenuto di essere stata indotta in errore da informazioni trovate online.

Il caso si complica ulteriormente per le azioni dei poliziotti subito dopo la scomparsa di Denise. I due poliziotti coinvolti, durante il processo a Jessica Pulizzi, successivamente assolta, rivelarono di essere stati tratti in inganno da Anna Corona. Invece di condurli al proprio appartamento, Corona li aveva guidati nell’abitazione di una vicina al piano terra, luogo dove precedentemente aveva abitato.

Questo sviluppo nel caso Denise Pipitone mette in evidenza non solo le difficoltà investigative in situazioni di questo genere, ma anche l’importanza dell’accuratezza nelle informazioni e nelle testimonianze. Con il procedere del processo, si spera di fare ulteriore luce sulla vicenda, cercando giustizia e verità per Denise e i suoi cari.