La Procura ha chiuso, per la seconda volta, le indagini sul caso Ramy, il ragazzino morto dopo l’inseguimento con le forze dell’ordine.
Si torna a parlare del caso Ramy Elgami, il ragazzino egiziano morto dopo l’ormai famoso inseguimento con le forze dell’ordine. La vicenda aveva fatto tanto discutere anche a seguito della cancellazione di un video ma soprattutto per la posizione dei carabinieri coinvolti. Per uno di loro, la Procura ha deciso, per la seconda volta, di confermare l’accusa di omicidio stradale. Anche gli altri sei membri delle forze armate rischiano il processo.

Il caso Ramy: la decisione della Procura
Novità sul caso della morte di Ramy Elgami, il ragazzino egiziano morto il 24 novembre 2024, quando lo scooter su cui viaggiava, guidato da Fares Bouzidi, è uscito di strada fra via Ripamonti e via Quaranta, a Milano, mentre era inseguito dai carabinieri. In questo senso, la Procura, per la seconda volta, ha chiuso le indagini in vista della richiesta di processo per omicidio stradale a carico di Fares Bouzidi, che guidava lo scooter, e del carabiniere che era alla guida dell’ultima macchina inseguitrice. Da quanto si apprende, nel nuovo atto di conclusione dell’inchiesta figurano anche altri sei militari che rischiano il processo.
I dettagli sul caso e la posizione di Matteo Salvini
Secondo quanto si apprende, agli otto indagati, tra cui sette militari, è stato notificato un nuovo avviso perché nel tempo sono aumentate le imputazioni e gli indagati, rispetto alle tre chiusure indagini distinte per sei indagati che erano state notificate nei mesi scorsi. Tale notifica sarebbe un’anticipazione della richiesta di processo.
Sulla questione si è pronunciato via social anche il Ministro Matteo Salvini che si è schierato, ovviamente, con le forze dell’ordine: “Carabinieri a processo per la morte di Ramy? Un’altra richiesta assurda e vergognosa. Onore all’Arma e alle nostre Forze dell’Ordine! Riforma della Giustizia? SÌ, grazie”, ha scritto in un post su Instagram.