Rinviati a giudizio i quattro 007 egiziani accusati dell’omicidio di Giulio Regeni, avvenuto al Cairo nel 2016.
Una svolta significativa nel caso dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato e torturato tra gennaio e febbraio del 2016. Dopo la decisione della Consulta, finiscono a processo i quattro 007 egiziani accusati del delitto. Un processo per cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri si costituirà parte civile.
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Il processo per la morte di Giulio Regeni
Il Gup di Roma ha deciso di rinviare a giudizio i quattro 007 egiziani, accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni. Le accuse nei loro confronti, a seconda delle posizioni, sono di concorso in lesioni personali, omicidio e sequestro di persona aggravato.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 20 febbraio 2024, davanti alla Corte d’Assise della Capitale. I genitori del ricercatore italiano ucciso, finalmente possono gioire per la giustizia fatta: “Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata”, dichiara la madre Paola Deffendi.
La posizione della Presidenza del Consiglio
La decisione della Presidenza del Consiglio di costituirsi parte civile nel processo è un segnale forte dell’impegno dell’Italia a fare luce sulla tragica morte di Regeni. E’ stato inoltre chiesto un milione di euro di risarcimento.
“L’assenza degli imputati non ridurrà il processo a un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde a un obbligo costituzionale e sovranazionale“, afferma il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco.
“Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall’inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione“, aggiunge.