Su Facebook in ufficio, la Cassazione conferma il licenziamento
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Direttore: Alessandro Plateroti

Naviga su Facebook in ufficio, la Cassazione conferma il licenziamento dell’impiegata

La Cassazione conferma il licenziamento di una donna bresciana che nell’arco di 18 mesi ha effettuato 4.500 accessi su Facebook.

ROMA – La Cassazione dà ragione ai datori di lavoro di un’impiegata bresciana licenziata per avere trascorso troppo tempo su Facebook. Secondo quanto scoperto dal titolare dello studio medio, la segretaria in 18 mesi ha effettuato oltre 4 mila accessi su Facebook nei 6 mila totali. Proprio questo ha portato al licenziamento disciplinare della segretaria.

La donna ha fatto ricorso per violazione della privacy ma la Corte Suprema ha confermato la decisione dei datori di lavoro. Nessun reintegro per la bresciana che ora dovrà trovare un nuovo posto di impiego nelle prossime settimane.

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fonte foto copertina https://pixabay.com/it/martello-libri-legge-tribunale-620011/

Trascorre troppo tempo su Facebook, la Cassazione conferma il licenziamento di un’impiegata

Non si tratta della prima sentenza della Cassazione riguardante i social network. Sono diverse, infatti, le cause che vedono protagonisti dipendenti che denunciano i capi o i colleghi per uso improprio su Facebook. Ma la Corte Suprema anche questa volta condanna la lavoratrice.

La segretaria – ritenuta colpevole nei primi due gradi di giudizio – si era rivolta ai giudici della Cassazione per la “violazione delle regole sulla tutela della privacy“. Un ricorso rigettato dai giudici che nella sentenza – riportata da Repubblica – hanno sottolineato la “gravità della condotta della donna in contrasto con l’etica comune e l’idoneità certa di questo comportamento ad incrinare la fiducia datoriale“.

Decisivi per la sentenza la cronologia del computer e soprattutto gli accessi ad un social network che richiedono la password. Proprio questa cosa non lascia “dubbi sul fatto che fosse la titolare dell’account ad avere seguito gli accessi“.

Una sentenza destinata a diventare un precedente. In futuro altre vicende simili potrebbero avere lo stesso risultato con la Cassazione pronta a confermare la ragione dei datori di lavoro.

fonte foto copertina https://twitter.com/marziadegiuli

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ultimo aggiornamento: 19 Marzo 2021 15:38

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