La giornalista Cecilia Sala ha parlato del periodo trascorso nel carcere di Evin in Iran e quanto vissuto sulla propria pelle.
In passato aveva già raccontato i terribili giorni di detenzione vissuti nel carcere di Evin, in Iran. Ora, Cecilia Sala, in una intervista a tuttotondo sul Corriere della Sera, è tornata a parlare di quanto accadutole con particolare focus a quanto visto e alla paura provata in determinate circostanze, specie quando davanti a lei si era palesata la gru delle impiccagioni.

Cecilia Sala e la detenzione in Iran: il racconto in cella
Tra i tanti passaggi dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Cecilia Sala ha avuto modo di parlare del momento dell’arrivo nel carcere di Evin, in Iran, e di come sia andata: “Ti spogliano. Devi fare il solito squat nuda. Sul pavimento sotto il metal detector sono dipinte le bandiere americana e israeliana, che devi calpestare. Gli uomini vengono picchiati. Tutti, sistematicamente”, ha detto.
E ancora: “Le celle per gli interrogatori sono chiuse e insonorizzate, ma a volte vengono aperte, e senti le grida dei torturati. Anche le donne a volte vengono bastonate. A me non è accaduto. Ma sul muro della mia cella c’era una grande macchia di sangue. Versata dalla donna che era lì dentro prima. Non so se fosse stata picchiata, o si sia ferita da sola”. In questo senso, la Sala ha aggiunto di aver anche visto una donna, in una cella vicina, che si sbatteva la testa al muro con forza sperando di “fracassarsi il cranio e morire”.
“Ho accettato di essere sedata”
Negli oltre venti giorni di detenzione, la Sala ha avuto paura. Specie in una determinata situazione: “Quando mi hanno fatto uscire dalla cella, bendata e incappucciata come sempre, aggrappata al bastone della guardia per non cadere, e mi hanno tolto la benda e il cappuccio per farmi vedere una gru: ‘È quello che facciamo alle spie'”, ha detto la giornalista.
“È una cosa che sappiamo tutti, ma le assicuro che vedere la gru delle impiccagioni lì, nel cortile del carcere, è stata durissima. Ho avuto una crisi di panico, e per una volta, anche se mi ero ripromessa di non farlo mai, ho accettato di essere sedata“.