Il rapporto del Censis fotografa le paure degli italiani e il quadro della società dei “senza” tra le diseguaglianze.
Il 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale dell’Italia mostra un paese molto diverso da quello fotografato lo scorso anno. A dominare gli italiani sono le grandi paure dovuti anche alla guerra in Ucraina perché spiccano la paura per la terza guerra mondiale, la bomba atomica, i rischi globali incontrollabili. Oltre alla guerra, colpevoli la pandemia che non accenna ad andarsene e l’inflazione arrivata ai livelli record da oltre 40 anni e la crisi energetica con cui fare i conti.
Il 92,7% degli italiani è convinto che l’inflazione alle stelle durerà a lungo e oltre la metà sta faticando ad affrontare l’impennata dei prezzi e crede che deve abbassare il proprio tenore di vita, soprattutto coloro che hanno dei redditi bassi. In questo clima di crisi economica emergono anche le insofferenze per le eccessive differenze sociali e retributive, un dato non sopportato dall’87,8% della popolazione nazionale.
Ma non solo contro capi e dirigenti ma anche miliardari e guadagni facili degli influencer e i loro sprechi e jet privati. Questa irritazione viene però digerita e non si traduce in una mobilitazione collettiva. Il Censis la descrive come «una ritrazione silenziosa dei cittadini perduti della Repubblica». Un fenomeno che si è dimostrato anche alle politiche con il record di astensioni e schede bianche.
Incertezza e precarietà: le paure degli italiani
L’insicurezza colpisce il 66,5% degli italiani. Oltre alle paure di eventi catastrofici come guerra e cataclismi atmosferici ci sono anche i timori personali di diventare non autosufficienti e vittima di reati, perdere il lavoro e pagare prestazioni sanitarie impreviste. Ma la fotografia del Censis mostra che molti italiani non sono disposti a fare sacrifici: per otto italiani su 10 il cambiamento in meglio non è più un obiettivo. La metà di loro resta passivo davanti ai fenomeni esterni. Per questo motivo il rapporto parla di malinconia perché da tutto ciò non emerge rabbia ma rassegnazione malinconica.
Il Rapporto evidenzia come la società italiana appaia contrassegnata dai “senza”. I territori sono senza coesione sociale. Al sud vive il 44% delle persone in povertà assoluta e dove il 16,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è uscito prima dal sistema scolastico contro la media nazionale del 12%. Più bassa anche la media dei giovani con un diploma e con una laurea mentre aumenta il dato dei neet che non studiano e non lavorano (32,2% contro la media italiana del 23,1% e europea del 13,1%).
Diminuiscono anche gli studenti nelle scuole a causa dell’inverno demografico. Dalle scuole d’infanzia alle università. E si prevede che in futuro i dati mostreranno ancora meno iscritti. Anche la sanità paga con le sue perdite. Diminuiscono medici e infermieri, inoltre, il personale è sempre più anziano.