Centrali nucleari: quelle europee dipendono fortemente dalla Russia

Centrali nucleari: quelle europee dipendono fortemente dalla Russia

Il 70% della tecnologia atomica in Ue dipende dalla Russia. Ecco il quadro delineato da un nuovo studio del Parlamento Europeo.

Lo scoppio della guerra in Ucraina ci ha fatto rendere conto di quanto lo spostamento di alcuni equilibri causi scompensi in tutto il mondo. Siamo tutti legati, almeno economicamente parlando. Questo è tanto più vero quando si parla di energia nucleare: a rivelarlo è un nuovo studio condotto dal Parlamento Europeo e pubblicato a luglio 2023, che indica come i Paesi dell’Ue dipendano in maniera preponderante proprio dalla Russia per le tecnologie atomiche.

La dipendenza dell’Ue dalla Russia

70% è la fetta di import di tecnologia nucleare europea coperta dalla Federazione Russa. Questo è il risultato della ricerca del Parlamento Europeo chiamata “EU trade and investment following Russia’s illegal invasion of Ukraine”, che ha l’intento di indagare la rete di investimenti e commercio con i due Paesi belligeranti già da prima dello scoppio del conflitto.

Ciò che emerge è una dipendenza pressoché totale dell’Europa dalla Russia, che concerne sia l’uranio, che il combustibile, che tutti i materiali per la costruzione e la manutenzione delle centrali. I dati di Euratom – riportati da Today.it – indicano come, nel 2021, Mosca abbia provveduto a fornire il 20% di uranio e il 31% dei servizi di arricchimento di tale sostanza alle centrali europee.

Particolarmente toccati sono 5 Stati dell’Unione, ossia Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Bulgaria e Finlandia, che ospitano ben 18 reattori nucleari progettati in Russia, i quali devono essere costantemente seguiti dal Paese per il loro corretto funzionamento. “Anche se il combustibile nucleare non deve essere costantemente sostituito, le barre e le parti di combustibile devono essere prodotte e certificate appositamente per un particolare tipo di reattore”, dice lo studio Ue.

La situazione di Francia e Italia

Anche Stati membri più lontani dall’est dell’Europa sono coinvolti in questa dipendenza. La Francia, ad esempio, si appoggia ad uno stabilimento situato in Siberia per riciclare l’uranio, una volta scaricato dai reattori delle sue centrali, ed è questa una delle modalità principali che ha per tenere bassi i costi di gestione dei suoi impianti.

Deve ragionare bene su questo allora anche l’Italia, dove il ministro Matteo Salvini incalza per la riapertura delle centrali atomiche, chiaramente pulite e di ultima generazione. “Se noi dobbiamo diventare autonomi dal punto di vista energetico, non possiamo precluderci nessuna fonte di produzione energetica” ha dichiarato a luglio 2023, dicendosi “pronto a tornare a un referendum” in materia.