Certificazione di Parità: conviene per le Imprese?

Certificazione di Parità: conviene per le Imprese?

Tra le novità più rilevanti introdotte dal PNRR, la certificazione di parità rappresenta un’importante opportunità per le aziende.

Le recenti modifiche al Codice delle Pari Opportunità del 2006, apportate dalla legge 162 del 2021, hanno ampliato i casi di discriminazione e introdotto l’obbligo per le imprese di trasmettere dati sul personale.

Le modifiche al codice delle pari opportunità

Con la revisione del Codice delle Pari Opportunità, tre importanti cambiamenti sono stati introdotti:

  • Ampiamento delle discriminazioni: Sono state incluse nuove forme di discriminazione diretta e indiretta, estese anche al momento della selezione del personale. Domande discriminatorie come “Sei sposata?” o “Hai intenzione di avere figli?” non possono più essere poste alle candidate durante i colloqui di lavoro.
  • Obbligo di trasmissione del rapporto biennale: Le aziende con oltre 50 dipendenti, sia nel settore pubblico che privato, devono trasmettere all’Ispettorato del Lavoro un rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile. La mancata presentazione o la falsità delle dichiarazioni comporta sanzioni. Le imprese con meno di 50 dipendenti possono trasmettere il rapporto su base volontaria.
  • Certificazione di Parità: La vera novità è l’introduzione della certificazione di parità, operativa dal 1° gennaio 2022, che rappresenta una grande opportunità per gli enti che scelgono di adottarla.

Cos’è la certificazione di parità?

La Certificazione di Parità è un percorso facoltativo che aziende di qualsiasi settore, dimensione o attività possono intraprendere per ottenere un riconoscimento ufficiale sulle politiche di uguaglianza di genere. Al termine del processo, un ente terzo e indipendente attribuisce la certificazione a chi raggiunge un punteggio minimo.

Obiettivi della certificazione di parità

L’obiettivo principale della certificazione è attestare che l’azienda adotti politiche concrete per ridurre il divario di genere, come:

  • Parità di opportunità di crescita.
  • Parità salariale a parità di mansioni.
  • Gestione delle differenze di genere.
  • Tutela della maternità.

Come funziona la certificazione di parità?

La certificazione è regolata dal D.P.C.M. del 29 aprile 2022 e prevede la valutazione dell’ente in sei aree chiave:

  1. Cultura e strategia aziendale.
  2. Governance.
  3. Processi HR.
  4. Opportunità di crescita e inclusione.
  5. Equità retributiva.
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

KPI e punteggio di certificazione

Per ottenere la certificazione, le aziende devono ottenere un punteggio minimo di 60 su 100, basato su parametri KPI (Key Performance Indicator) definiti dalla Prassi UNI/PdR 125:2002. Questi KPI possono essere quantitativi (come la percentuale di donne in ruoli dirigenziali) o qualitativi (come l’esistenza di policy per la formazione equa di uomini e donne).

La certificazione per le diverse domensioni di impresa

I requisiti della certificazione variano in base alle dimensioni dell’impresa:

  • Micro imprese (1-9 dipendenti).
  • Piccole imprese (10-49 dipendenti).
  • Medie imprese (50-249 dipendenti).
  • Grandi imprese (250+ dipendenti).

Solo enti accreditati da Accredia, l’ente ufficiale di accreditamento in Italia, possono rilasciare la certificazione dopo un audit di verifica. La certificazione ha una validità di tre anni, e alla scadenza, i KPI devono essere rivalutati per il rinnovo.

Vantaggi per le imprese che ottenengono la certificazione

Le aziende certificate possono usufruire di numerosi vantaggi, tra cui:

  • Sgravi contributivi.
  • Punteggi premiali nelle gare d’appalto.
  • Riduzione delle fideiussioni del 30%.
  • Accesso facilitato a finanziamenti europei, nazionali e regionali.
  • Ritorno d’immagine positivo con tutti gli stakeholder.

Oltre a questi benefici, le imprese certificate potranno godere di un notevole miglioramento della loro reputazione in un mondo sempre più attento alla sostenibilità sociale.

Finanziamenti e contributi per la certificazione di parità

Esistono bandi regionali che offrono contributi fino all’80% delle spese sostenute per ottenere la certificazione, permettendo alle aziende di recuperare una parte significativa dei costi associati.