Possibile la sospensione del trattato di Schenghen che prevede la libera circolazione dei Paesi che l’hanno firmato. Ritornano le frontiere?
ROMA – Per cercare di contenere il Coronavirus si pensa ad una sospensione del trattato di Schenghen. Ipotesi smentita dal premier Conte al termine del vertice Ue.
L’intesa è stata trovata per permettere la libera circolazione delle persone all’interno dei Paesi che lo hanno firmato. Ma ora potrebbero essere reintrodotte le frontiere. L’unico modo (forse) per cercare di contenere la diffusione dell’epidemia. Si tratta di una decisione che può prendere uno Stato visto che la Commissione Ue ha il diritto di esprimere il proprio Paese ma non mettere il veto.
Le altre sospensioni
Non è la prima volta che il Trattato di Schenghen viene sospeso dai Paesi. L’Italia, per esempio, ha deciso di reintrodurre i controlli alla frontiera per il G8 di Genova e di L’Aquila e per il G7 di Taormina. Sospensione anche in Belgio durante gli Europei 2000 e in Portogallo nel 2004. Stessa scelta fatta da Austria (2008) e Francia (2006).
Insomma, non si tratterebbe di un provvedimento inedito con il rientro possibile alla fine di questa emergenza Coronavirus. Palazzo Chigi ci ragiona e forse nel Consiglio dei ministri si prenderà una decisione anche su questo.
I Paesi aderenti
Il Trattato inizialmente è stato firmato da Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi. Ma con il passare degli anni hanno aderito sia Paesi che fanno parte dell’Ue che Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, Stati che non rientrano nell’Unione Europea.
La sospensione, come detto in precedenza, è possibile solo in casi particolari e il Coronavirus sembra essere uno di questi. L’Italia al momento esclude questa ipotesi. Il premier Conte ha ribadito la partecipazione del nostro Paese al Trattato di Schenghen anche se nelle prossime ore ci potrebbe essere un passo indietro da parte di Palazzo Chigi.
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