Chi è Giosuè Ruotolo, l’uomo condannato per l’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone

Chi è Giosuè Ruotolo, l’uomo condannato per l’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone

Ecco chi è Giosuè Ruotolo, l’uomo condannato per l’omicidio della coppia di fidanzati, Teresa Costanza e Trifone Ragone, avvenuta nel 2015.

Il 17 marzo del 2015, nel parcheggio del palazzetto dello sport di Pordenone, vennero assassinati a colpi di pistola Teresa Costanza e Trifone Ragone. A compiere il duplice omicidio fu Giosuè Ruotolo, che per il delitto è stato condannato all’ergastolo. L’uomo non fu inizialmente accusato del duplice omicidio e solamente un anno dopo i fatti venne arrestato.

Chi è Giosuè Ruotolo: la biografia

Giosuè Ruotolo è nato a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, ma aveva lasciato la sua terra per trasferirsi al nord e provare a seguire il sogno di una carriera come militare. Prestava servizio alla caserma della Brigata Corazzata Ariete, dove ha conosciuto anche Trifone Ragone, suo commilitone e amico. Il giorno del funerale, Giosuè Ruotolo aveva anche portato sulle spalle la bara dell’ex amico.

Cella carcere

Giosuè Ruotolo aveva provato a entrare nella Guardia di Finanza. Nonostante si fosse trasferito a Pordenone, non ha mai interrotto i contatti con la sua terra natale. Dopo l’arresto si è sempre professato innocente.

Giosuè Ruotolo: la fidanzata

Giosué Ruotolo all’epoca dei fatti era fidanzato con Mariarosa Patrone, una ragazza di 24 anni di Somma Vesuviana che studiava giurisprudenza all’università Federico II di Napoli (ora è un’avvocatessa). Anche la ragazza è finita a processo per favoreggiamento e false dichiarazioni che avrebbe fornito per proteggere il proprio fidanzato.

Omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone: la storia

Nel pomeriggio del 17 marzo del 2015 Teresa Costanza e Trifone Ragone vennero uccisi con tre colpi di pistola a testa dopo essere appena saliti sull’auto della ragazza nel parcheggio del palazzetto dello sport. I loro corpi vennero trovati da un’insegnante di yoga ma non ci fu nessun testimone diretto dell’omicidio.

Solamente dopo aver analizzato ore e ore di filmati della serie videocamere, gli inquirenti iniziarono a sospettare di Giosuè Ruotolo: la sua auto era stata individuata poco distante. Seguendo le tracce gli inquirenti hanno poi trovato l’arma del delitto: una vecchia pistola degli anni ’30 ma ancora perfettamente funzionante che era stata gettata nel laghetto di un parco nel quale lo stesso Ruotolo aveva ammesso di essere stato.