Chi è Patrick Zaki, il ricercatore graziato in Egitto

Chi è Patrick Zaki, il ricercatore graziato in Egitto

Tutto su Patrick George Zaki, ricercatore dell’Università di Bologna condannato e poi graziato in Egitto per “diffusione di notizie false”.

Patrick George Zaki è stato arrestato il 7 febbraio 2020 in Egitto per diffusione di notizie false, istigazione alla violenza, crimini terroristici e incitamento alla protesta. Il 18 luglio del 2023 è stato condannato a Mansura a tre anni di reclusione e, il giorno successivo, è stato graziato dal presidente egiziano al-Sisi. Andiamo a conoscere meglio il giovane ricercatore iscritto all’Università di Bologna e la sua storia.

Chi è Patrick Zaki: la scheda

Nome e cognome: Patrick George Michael Zaki Suleman
Luogo e data di nascita: 16 giugno 1991, al-Mansoura
Segno zodiacale: Gemelli
Professione: Ricercatore, attivista e giornalista
Social: Instagram

Patrick Zaki

Chi è Patrick George Zaki: la biografia

Patrick George Michael Zaki Suleman nasce ad al-Mansoura il 16 giugno 1991 da genitori di religione cristiana ortodossa copta. Subito dopo gli studi obbligatori inizia a dedicarsi anche all’ambito dei diritti umani. Si laurea anche in Farmacia alla German University del Cairo. Al termine degli studi, Zaki si dedica alla attività di ricerca e prende parte al programma Erasmus Mundus dell’Ue, andando a studiare all’Università di Granada.

Zaki, durante le elezioni presidenziali egiziane del 2018, ha contribuito ad organizzare la campagna elettorale di Khaled Ali, avvocato ed attivista che ritirò poi la sua candidatura per il clima di intimidazione che stava vivendo e per gli arresti dei suoi collaboratori. Successivamente, entra anche nell’associazione de Il Cairo per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative for Personal Rights.

Il rapporto con questo gruppo termina nell’autunno 2019 quando Zaki, grazie al programma Gemma, si trasferisce in Italia per frequentare un master universitario in studi di genere. Un’esperienza, quella all’Università di Bologna, che lo fa entrare nel cuore di tutti i suoi colleghi.

L’arresto

Il 7 febbraio del 2020, mentre il ricercatore stava tornando in Egitto a far visita ai parenti, Zaki viene arrestato alle 4 del mattino presso l’aereoporto del Cairo. La notizia dell’avvenuta cattura viene divulgata due giorni dopo dall’Egyptian Initiative for Personal Rights.

I capi d’accusa, presenti nel mandato d’arresto sono molteplici: minaccia alla sicurezza nazionale, sovversione, incitamento alle proteste illegali, diffusione di false notizie e propaganda per il terrorismo. Le autorità egiziane contestano a Zaki alcuni post su Facebook e credono che la sua permanenza in Italia sia diretta alla scrittura di una tesi sull’omosessualità e all’incitamento contro la sua patria.

Secondo l’avvocato di Zaki, il ricercatore è stato bendato e torturato dagli agenti per 17 ore consecutive con tanto di colpi allo stomaco, alla schiena e scariche elettriche, oltre ad essere minacciato di stupro. La Procura Generale di Mansura, invece, dichiara di non aver trovato ferite sul corpo di Zaki e nega l’ipotesi delle torture.

Il carcere

Il ricercatore viene detenuto per un breve periodo a Talkha e poi, il 25 febbraio, viene spostato al carcere di Mansura, dove viene fissata la sua prima udienza, e successivamente alla struttura penitenziaria di Tora, al Cairo. Il giorno del suo incontro con i giudici, però, inizia a slittare, passando prima al 21 marzo e poi a data da destinarsi a causa dello scoppio della pandemia.

La prima udienza si svolge il 14 settembre del 2021 e l’unico capo d’accusa sostenuto nel processo è la diffusione di false notiziedentro e fuori il paese“. La Procura si riferisce ad un articolo pubblicato da Zaki due anni prima su Daraj, un giornale del Libano. Il ricercatore, all’interno di quel testo, scriveva di alcune persecuzioni e discriminazioni dirette alla comunità copta egiziana.

Il 7 dicembre del 2021, terminata la terza udienza del suo processo, il tribunale ordina la sua scarcerazione e viene comunicato che il ricercatore può restare in libertà fino al termine dell’azione legale nei suoi confronti.

Patrick George Zaki: la condanna

Il 18 luglio del 2023 Patrick George Zaki viene condannato a Mansura a tre anni di reclusione. L’avvocato del ricercatore, Hazem Salah, precisa che, calcolando la custodia cautelare già scontata, gli restano un anno e due mesi da passare in carcere.

La sentenza nei confronti di Zaki è inappellabile ed il ricercato viene arrestato mentre si trova in tribunale e viene trasferito nuovamente in carcere.

La grazia

Dopo una condanna che sembrava definitiva per il ricercatore, il giorno successivo alla decisione del tribunale – il 19 luglio 2023 – Patrick Zaki viene graziato dal presidente egiziano al-Sisi. L’indomani esce dalla struttura in cui era detenuto e riabbraccia la libertà ed i suoi familiari.

Ora sono libero – queste le sue prime parole – penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto. Sto pensando a ritornare a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università. Ora torno al Cairo“.

La vita privata

Delle relazioni del ricercatore si sapeva pochissimo fino al giorno successivo alla sua condanna quando la fidanzata Reny Iskander ha lanciato un appello per la sua scarcerazione: “Adesso vorrei solo che tornasse libero in tempo per il nostro matrimonio. Ho il vestito pronto e la casa sarà pronta: tutto è pronto, ma ora tutto rischia di essere inutile e io non posso crederci“.

La ragazza aveva raccontanto anche l’impatto della causa contro il ricercatore sulla loro vita di coppia: “Poco dopo essere uscito di prigione mi ha chiesto ufficialmente di sposarlo. Naturalmente ho detto sì e abbiamo fatto la festa di fidanzamento. Abbiamo fatto moltissime cose, cercando di recuperare il tempo perduto. Abbiamo studiato, abbiamo scritto le nostre tesi in contemporanea e in contemporanea le abbiamo discusse e ci siamo laureati: io ero a Bologna e lui al Cairo“.