Chi è Raimondo Caputo, l’uomo condannato per l’omicidio di Fortuna Loffredo

Chi è Raimondo Caputo, l’uomo condannato per l’omicidio di Fortuna Loffredo

Ecco chi è Raimondo Caputo, detto Titò, l’uomo che è stato arrestato per aver abusato e poi ucciso nel 2014 la piccola Fortuna.

Il 24 giugno del 2014 a Caivano, in provincia di Napoli, è morta Fortuna Loffredo, detta Chicca, una bimba di appena 6 anni che è precipitata dall’ottavo piano del palazzo nella qual viveva. L’autopsia ha rivelato che non si è trattato di un tragico incidente ma che la bambina da molto tempo subiva abusa sessuali e quella mattina di fine giugno, dopo aver provato a ribellarsi all’ennesima violenza, sarebbe stata gettata nel vuoto. Per l’omicidio viene condannato Raimondo Caputo, l’uomo che avrebbe anche abusato per molto tempo della bambina.

Chi è Raimondo Caputo

Raimondo Caputo, soprannominato Titò, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Fortuna Loffredo. All’epoca dei fatti era il compagno della figlia della vicina di casa della piccola Fortuna, Marianna Fabozzi.

Cella carcere

Raimondo Caputo e Marianna Fabozzi, con due figlie della donna (una delle quali avuta proprio da Raimondo Caputo) abitavano a Caivano ma non nello stesso palazzo di Fortuna: in quel palazzo abitava Angela Angelino, la madre di Marianna Fabozzi che era la vicina di casa della piccola Fortuna Loffredo.

Raimondo Caputo: la condanna

Raimondo Caputo è stato condannato all’ergastolo per omicidio e violenza sessuale. Fortuna Loffredo è morta il 24 giugno del 2014 precipitando dall’ottavo piano del palazzo in cui abitava.

L’uomo è inoltre accusato di violenze sessuali sulle figlie della propria compagna, Marianna Fabozzi oltre che sulla piccola Fortuna. Raimondo Caputo si è però sempre detto innocente, raccontando di non aver commesso l’omicidio per cui è stato condannato.

Raimondo Caputo: la testimonianza

Raimondo Caputo, pur ammettendo le violenze, durante il processo ha rigettato le accuse di omicidio indicando a sua volta nella compagna l’autrice materiale dell’assassinio: “Dottò, ve lo ripeto. Sono un ladro, e qualche volta lo ammetto ho toccato l’amica del cuore di Fortuna. Lo facevo e lo sapevano in casa. Sia Marianna, la madre della bimba, che la nonna Angela Angelino. Lo sapevano e non dicevano niente. Quella mattina Marianna Fabozzi ha afferrato Fortuna per i piedi, graffiandola. L’ha sollevata e mentre la bambina cercava di liberarsi l’ha gettata via come un pezzo di carta sporca“.