Brillante ricercatore, era in Egitto per uno dei suoi studi: fu torturato brutalmente e ritrovato morto, ma ancora oggi non si sa la verità.
“Verità per Giulio Regeni”. Questo richiedono ancora oggi, dopo anni, le associazioni di difesa dei diritti umani, ma soprattutto la famiglia del giovane ricercatore scomparso. Ripercorriamo qui la sua vita e il caso che lo ha tragicamente coinvolto.
Chi era Giulio Regeni: la biografia
Giulio Regeni è nato il 15 gennaio 1988 (il suo segno zodiacale era quindi quello del Capricorno) a Trieste e ha passato la sua infanzia in un piccolo paese in provincia di Udine, Fiumicello.
Non ancora raggiunta la maggiore età, si trasferì nel New Mexico, Stati Uniti, per studiare allo Armand Hammer United World College of the American West. Si spostò poi anche a Leeds e a Cambridge, nel Regno Unito, e a Vienna, sempre dedicandosi allo studio.
Giulio Regeni: la carriera da ricercatore
Arguto e impegnato, Giulio Regeni intraprese la carriera da ricercatore, vincendo per due anni consecutivi il premio ‘Europa e giovani’, organizzato dall’Istituto regionale studi europei, per le sue ricerche sul Medio Oriente.
Lavorò in Egitto per l’UNIDO, agenzia specializzata delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, e realizzò per un anno analisi politiche per la società Oxford Analytica.
Occupato in un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’Università di Cambridge, ritornò poi in Egitto, a Il Cairo, per condurre una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani. Scrisse della situazione problematica che stava studiando anche in diversi articoli per l’agenzia di stampa Nena, ripresi poi da Il manifesto, spesso con lo pseudonimo di Antonio Drius.
Giulio Regeni: l’omicidio
Fu un’amica e collega universitaria di Giulio Regeni a dare l’allarme della scomparsa del giovane, la sera del 25 gennaio 2016, sul suo profilo Facebook: il ricercatore era uscito per festeggiare il compleanno di un amico, ma non aveva fatto ritorno presso la sua abitazione.
Venne ritrovato il 3 febbraio 2016, con il corpo martoriato e senza vita, in un fosso ai bordi di una strada nella periferia de Il Cairo. I segni di contusioni, le fratture, i tagli e le bruciature non lasciavano molti dubbi: Giulio Regeni aveva subito lunghi giorni di tortura.
Giulio Regeni: le indagini
Nonostante le evidenze e la dichiarata volontà di collaborazione, la polizia egiziana dichiarò in un primo momento che la causa della morte di Giulio Regeni sarebbe stata un incidente stradale oppure legata a motivi personali, come una relazione omosessuale o lo spaccio di stupefacenti – tutte ipotesi abbastanza inverosimili.
Inoltre, agli investigatori italiani venne negato l’accesso a prove importanti, come le riprese delle telecamere dei luoghi dove il ricercatore era passato il giorno della sua scomparsa. Tutto ciò generò violente critiche e tensioni con il governo egiziano.
Avvenne poi il ritrovamento degli oggetti personali di Regeni, nel corso di un blitz della polizia egiziana, durante il quale vennero uccise quattro persone, ritenute nei primi momenti dell’indagine possibili responsabili della morte del ragazzo. Ciò venne poi smentito dalla procura di Nuovo Cairo.
In Italia, le investigazioni furono affidate alla procura della Repubblica di Roma, che chiuse le indagini preliminari a dicembre del 2020. L’anno successivo però, furono individuati quattro membri dei servizi segreti egiziani come possibili colpevoli, rinviati quindi a giudizio, ma risultati irreperibili.
La motivazione del sequestro e della tortura inflitta a Giulio Regeni sarebbe stata il sospetto da parte degli ufficiali di un coinvolgimento del ricercatore in una possibile rivoluzione. E’ poi emerso che il presidente del sindacato sul quale Regeni stava conducendo i suoi studi, l’avrebbe denunciato alla polizia proprio nel gennaio 2016.
Giulio Regeni: la vita privata
Il ricercatore ha lasciato la madre Paola, il padre Claudio e la sorella Irene. Inoltre, era fidanzato con una ragazza ucraina, Valeriia Vitynska, conosciuta prima a Berlino e poi ritrovata per caso a Il Cairo.