Chi era Junko Tabei, la prima donna sulla vetta dell’Everest

Chi era Junko Tabei, la prima donna sulla vetta dell’Everest

Junko Tabei, la biografia e le imprese della prima donna a raggiungere prima la cima dell’Everest e poi le “Sette Vette”, scrivendo la storia dell’alpinismo.

Il Doodle di Google del 22 settembre 2019 celebra Junko Tabei, l’alpinista giapponese che vanta un primato decisamente importante: è stata la prima donna a scalare il monte Everest.

Chi era Junko Tabei

IL 22 settembre 2019 Junko Tabei avrebbe compiuto ottant’anni, e per questo motivo Google ha deciso di celebrarla. La donna è morta nel 2016 per un tumore allo stomaco che l’ha strappata alla vita a settantasette anni, quando ancora avrebbe potuto raccontare la sua impresa a nuove generazioni di alpinisti e appassionati della montagna.

Junko Tabei in realtà di esperienze e imprese da raccontare ne aveva a migliaia. Basti pensare che è stata la prima donna a conquistare le sette vette, ossia la vetta più alta di ognuno dei sette continenti.

Di seguito il video pubblicato dalla CNN in seguito alla morte dell’alpinista

Junko Tabei, la biografia

Nata nel 1939 a Miharu, Fikishima, Tabei vive i primi anni della sua vita nell’orrore e negli stenti della Seconda Guerra Mondiale, A dieci anni, in occasione di una gita con la scuola, vive la sua prima esperienza in montagna. Le basta salire sul Monte Asahi per rimanere innamorata del brivido che solo le vette sanno regalare.

La società dell’epoca non vedeva di buon occhio una donna così emancipata da voler lasciare la casa per andare a scalare le montagne, così Junko si dedica soprattutto agli studi. Si laurea in letteratura inglese, poi decide di lasciare il mondo accademico per iniziare a lavorare. Lavori umili, non da carriera, ma utili a finanziare le spese per tornare a coltivare il suo grande amore. L’alpinismo.

Fonte foto: https://www.facebook.com/pg/Junko-Tabei

Junko Tabei, l’Everest e le Seven Summits

Il nome dell’alpinista è legato sicuramente a quello dell’Everest, scalato nel 1975 a trentacinque anni. La sua impresa rischiò di trasformarsi in una tragedia, visto che dodici giorni prima la conquista della vetta una valanga aveva travolto il suo campo.

All’inizio degli anni Novanta conquista un altro primato diventando la prima donna a scalare le Seven Summits, le montagne più alte di ogni continente: il Kilimangiaro in Tanzania, l’Aconcagua in Argentina, il Denali in Alaska, l’Elbrus in Russia, il Vinson in Antartide e il Puncak Jaya in Indonesia.

A partire dagli anni Duemila cominciò a occuparsi di temi ambientalisti. Si laureò all’Università Kyushu di Fukuoka, in Giappone, dove studiò il degrado del terreno montano causato dai rifiuti lasciati dagli alpinisti, in particolare sull’Everest (quello dei rifiuti sull’Everest è un tema che è diventato molto dibattuto negli ultimi anni).

Una delle ultime scalate della sua vita l’ha fatta a settantatré anni, quando, come ogni estate da decine di anni, salì sul Monte Fiji insieme con gli studenti delle scuole della zona.