A loro viene imputata la responsabilità delle morti in mare e dell’immigrazione illegale. Ma chi sono in realtà gli scafisti.
Il governo Meloni si propone, insieme all’Ue, di varare pene più dure contro gli scafisti e fermare il traffico di esseri umani. Ma in realtà chi sono questi criminali? Dietro l’immigrazione illegale c’è una rete molto ben costruita, una sorta di associazione a delinquere internazionale che si riorganizza in base alle decisioni dei governi. Il naufragio di Cutro, ad esempio, è una tratta che è stata ripresa da un paio di anni, ovvero da quando la Grecia ha iniziato i respingimenti e sono aumentati i controlli sulla tratta balcanica.
Gli scafisti sono le persone che fisicamente guidano le barche dei migranti, spesso imbarcazioni di fortuna di materiali inadeguati ad affrontare le traversate e sovraccaricandole. Ma dietro di loro ci sono i veri trafficanti di esseri umani, ovvero coloro che organizzano i viaggi e questi sono spesso molto difficili da individuare e quindi da processare. Mentre vengono arrestate decine di scafisti.
La differenza con i trafficanti di esseri umani
Il Testo unico sull’immigrazione, approvato nel 1998 e ancora in vigore, prevede pene fino a cinque anni per chiunque «promuove, dirige, organizza, finanzia» l’ingresso di migranti irregolari nel territorio italiano, ma anche per chi ne «effettua» il trasporto. Per questo, vengono processate molte persone accusate anche solo di aver guidato un’imbarcazione con a bordo migranti. A volte però gli scafisti non c’entrano nulla con le organizzazioni criminali che pianificano il viaggio. Gli scafisti sono l’ultimo anello della rete, come in ogni associazione criminale, i vertici restano nell’ombra.
A volte gli scafisti sono semplici pescatori oppure migranti che si ritrovano a guidare la barca per condizioni di emergenza. Solo alcuni hanno rapporti con la rete criminale. I principali gruppi criminali sono attivi nei paesi di partenza da cui si organizzano i viaggi dove l’Italia, come l’Europa non hanno giurisdizione ma possono solo affidarsi alle autorità locali per frenare gli illeciti. Per questo serve una maggiore collaborazione, come si propone di fare Roma così come Bruxelles per contrastare il traffico di esseri umani.