Ancora guai per Chiara Ferragni: chiude Fenice Retail con perdite da 1,2 milioni e scoppia lo scontro tra i soci della holding Fenice Srl.
Ancora crisi nera per Chiara Ferragni, dopo aver confessato di aver subito violenza psicologica e verbale, ora deve affrontare anche la difficile decisione di mettere in liquidazione Fenice Retail Srl, società interamente controllata dalla sua holding Fenice Srl.
La società, attiva nel ramo retail legato al marchio dell’influencer, ha registrato nel biennio 2023-2024 perdite per oltre 1,21 milioni di euro. Un bilancio negativo, come riportato da Leggo, che ha portato alla chiusura degli store fisici e ha acceso uno scontro interno tra i soci della holding principale.

Chiara Ferragni liquida Fenice Retail: la crisi
La messa in liquidazione della Fenice Retail è stata decisa in concomitanza con l’annuncio, dato da Chiara Ferragni a fine maggio, della chiusura dello store in via del Babuino a Roma, che si aggiunge a quella già avvenuta a Milano.
Fenice Retail, pur essendo una società di dimensioni contenute, rappresentava una parte importante del progetto di espansione commerciale del brand. La sua chiusura segna quindi un ridimensionamento della strategia imprenditoriale dell’influencer, almeno per quanto riguarda la presenza fisica nei negozi.
Scoppia la tensione tra i soci dell’influencer
Questa operazione ha anche avuto ripercussioni all’interno della casa madre Fenice Srl, dove la discussione sui conti ha acceso il confronto tra l’amministratore unico Claudio Calabi e il socio di minoranza Pasquale Morgese.
Fenice Retail è infatti una controllata al 100% della Fenice Srl, le cui quote – dopo un recente aumento di capitale versato interamente da Ferragni – sono ora per il 99,8% in mano all’influencer e per il restante 0,2% a Morgese.
Durante l’assemblea di marzo, il legale di Morgese ha contestato “la carenza di documenti messi a disposizione dei soci e, in particolare, l’assenza del bilancio della partecipata Fenice Retail“. Una critica cui si è aggiunta quella di un altro rappresentante di Morgese, che ha dichiarato “in assenza di una previsione di chiusura di quest’ultima, i soci non hanno elementi sufficienti per capire se questo importo sia ragionevole, eccessivo o carente“.
A questi dubbi ha risposto Claudio Calabi, spiegando che si è “cercato di trovare la soluzione migliore per traghettare Fenice Retail verso una liquidazione in bonis“.