Nuove rivelazioni sull’omicidio di Chiara Poggi: il segno sulla coscia non sarebbe di un tacco, ma compatibile con una stampella.
Una lesione geometrica sulla coscia sinistra di Chiara Poggi potrebbe essere la chiave per riscrivere l’intera dinamica dell’omicidio avvenuto a Garlasco. A sostenerlo è il medico legale Pasquale Mario Bacco, che dalle pagine del settimanale Giallo – come riportato da Mowmag – lancia un’ipotesi destinata a far discutere.
Secondo l’esperto, quel segno non è compatibile con una scarpa, ma con i piedini antiscivolo di una stampella. Nel frattempo, il padre di Andrea Sempio ha ripercorso i movimenti del figlio in quel giorno. Ma, dopo questa scoperta, i riflettori si spostano sulla cugina Paola Cappa.

Garlasco, il segno di una stampella sulla coscia di Chiara Poggi
“Quel colpo alla coscia sinistra di Chiara? Non è una scarpa. È una stampella“, afferma con decisione Pasquale Mario Bacco. Secondo il medico legale, come scritto dal settimanale Giallo e riportato da Mowmag, la forma dell’ecchimosi non lascerebbe spazio a dubbi: si tratterebbe di un segno troppo definito, compatibile con il piedino di una stampella, caratterizzato da “tre elementi puntiformi“.
L’interpretazione ribalta quanto sostenuto inizialmente dall’autopsia dottor Ballardini, secondo cui si trattava di un colpo da tacco. Bacco spiega che “in caso di calpestamento, il sangue si concentra in zone precise. Una scarpa lascia ‘vuoti’, la stampella no“.
Inoltre, la tipologia di edema dimostrerebbe che la ferita è stata inferta mentre Chiara Poggi era ancora viva. Anche le tracce rilevate sul pavimento dai RIS – semicerchi che si intersecano del diametro di tre centimetri – sarebbero compatibili con i piedini di una stampella.
Le incongruenze nel racconto di Paola Cappa
Un altro elemento che solleva interrogativi è il comportamento di Paola Cappa, cugina di Chiara Poggi. Al momento del delitto, la donna usava stampelle a causa di un incidente in bicicletta avvenuto il 13 luglio, seguito da un’operazione e l’uso di un tutore. Nonostante ciò, nessuno ha mai approfondito il possibile collegamento tra le stampelle e la ferita sulla coscia della vittima.
Inoltre, la cugina raccontò alla stampa una presunta “sorellanza” con la vittima, parlando di serate in discoteca, balli e complicità. Una narrazione che si è poi rivelata falsa: si trattava di un fotomontaggio realizzato insieme alla sorella gemella per far credere che le tre fossero molto unite.
“Perché prendersi la briga di reinventare una vicinanza che non c’era?“, ci si chiede oggi. Chi si voleva proteggere con quella versione? E da cosa si voleva distogliere l’attenzione?