Chicco Forti, la mamma si appella a Meloni: “Mi aiuti”

Chicco Forti, la mamma si appella a Meloni: “Mi aiuti”

La mamma di Chicco Forti si appella al presidente del Consiglio affinché suo figlio venga scarcerato: “Non resisterei ad un’altra delusione”.

Per il giorno di San Valentino Chicco Forti ha scritto una lettera indirizzata a sua mamma. Arrestato all’età di 40 anni, l’imprenditore italiano si trova recluso nel carcere della Florida da ben 23 anni a causa dell’accusa di omicidio colposo, un delitto mai commesso. 

Sulla vicenda è intervenuta anche la neo premier Giorgia Meloni, che ha definito la mamma 95enne di Chicco Forti “una roccia”. La donna ha risposto alla premier affermando che la vera roccia è suo figlio. Poi l’appello per la scarcerazione dell’uomo, recluso da ben 23 anni a causa di un errore giudiziario per il quale la giustizia italiana ha le mani legate in quanto l’arresto è avvenuto in suolo estero. 

La donna chiede la scarcerazione del figlio, condannato all’ergastolo negli anni duemila dal tribunale della Florida per un presunto omicidio. I suoi figli, ad oggi già grandi, sono cresciuti senza un padre. L’unico contatto con il mondo esterno è una telefonata a settimana, attraverso la quale l’uomo riesce a mettersi in contatto con la mamma. 

L’appello di mamma Maria

L’appello della donna al presidente del Consiglio: “Cara Giorgia, mi aiuti. Non credo resisterei ad un’altra delusione”. La 95enne Maria si riferisce alla possibilità di scarcerazione che si era presentata nell’anno 2020, ma dissoltasi nel nulla. La mamma di Chico Forti: “Signora Meloni, non mi deluda. Faccia tornare mio figlio. Non lo vedo dal 2008, ma ci sentiamo tutti i lunedì. La vera roccia è lui…” 

Durante un’intervista a Quotidiano Nazionale la donna ha riferito: “Nonostante l’età, la salute mi è ancora amica, grazie soprattutto all’altro mio figlio, Stefano, che mi cura come una regina. Ma non sono eterna… Era l’antivigilia del Natale 2020. L’allora ministro degli Esteri Di Maio ci telefonò comunicandoci che il governatore della Florida aveva dato l’assenso per il trasferimento in Italia. Subito dopo lo disse anche in tivù. Quante telefonate! Quante lettere! Scendevo in strada e la gente mi abbracciava e baciava a Trento! Io ero molto emozionata e pensavo a un miracolo”. 

E conclude: “Poi più nulla. Spiegazioni vere? Non ne ho. Ma sono abituata a queste delusioni. Alla vigilia del processo, quasi ventitré anni fa, poco prima della sentenza gli avvocati ci dicevano di preparare la bottiglia di champagne, perché Chico sarebbe tornato a casa a festeggiare e nessuna giustizia al mondo avrebbe potuto condannarlo, invece…”