Scandalo Chico Forti, oltre Travaglio e Lucarelli: spunta un terzo agente da “mettere a tacere”

Scandalo Chico Forti, oltre Travaglio e Lucarelli: spunta un terzo agente da “mettere a tacere”

Chico Forti, l’ex surfista estradato dagli USA, è al centro di nuove accuse: oltre Travaglio e Lucarelli spunta un altro agente che avrebbe voluto “zittire”.

La vicenda di Chico Forti, ex surfista e produttore televisivo condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike e successivamente estradato in Italia, si arricchisce di nuovi dettagli.

Recenti indiscrezioni da La Repubblica rivelano che, oltre ai giornalisti Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli, Forti avrebbe voluto zittire anche Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (Spp).

Le accuse e la smentita dell’avvocato

Secondo quanto riportato da Affaritaliani.it, l’accusa emerge da una soffiata di un detenuto del carcere veronese di Montorio, che avrebbe ascoltato una conversazione tra Forti e un altro prigioniero.

Durante questa conversazione, Chico Forti avrebbe espresso la sua irritazione per la prima pagina de Il Fatto Quotidiano che lo definiva “Benvenuto assassino” nel giorno del suo ritorno in Italia.

Sempre secondo il testimone, l’ex surfista avrebbe chiesto di contattare alcuni membri della ‘ndrangheta per “mettere a tacere” Travaglio, Lucarelli e Di Giacomo.

In cambio? Secondo il testimone, ha promesso supporto una volta libero e una candidatura politica con il centrodestra.

Tuttavia, l’avvocato di Forti ha prontamente smentito queste accuse, dichiarando: “La notizia è falsa, punto. Forti mi ha detto di non aver mai neanche pensato quel che il detenuto dice“.

Anche la Procura di Verona ha avviato un’indagine sulla base della segnalazione, ma al momento non ci sono indagati né ipotesi di reato.

Il futuro di Chico Forti è a rischio

Questo nuovo scandalo che vede protagonista l’ex surfista potrebbe avere dei riscontri negativi per il suo futuro in Italia.

Chico Forti, detenuto dal 2000, potrebbe avere la possibilità di ottenere la libertà condizionale nel 2026.

Ovvero, come riportato da Open, quando avrà scontato almeno 26 anni di pena, come previsto dall’articolo 176 del Codice Penale italiano.

Tuttavia, l’indagine della Procura di Verona, che ipotizza il reato di “Accordo per commettere un reato” (articolo 115 del Codice Penale), potrebbe complicare la sua situazione.

Infatti, il giudice di sorveglianza potrebbe decidere di negare la libertà condizionale sulla base di queste nuove accuse.

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