Russia, chiusi 15mila siti web in una settimana

Russia, chiusi 15mila siti web in una settimana

Le autorità della Russia hanno chiuso, nel giro di una settimana, circa 15mila siti web considerati diffamatori nei confronti del governo.

Continua senza sosta la guerra tra Russia e Ucraina. Nel Cremlino la situazione è critica. La dura politica di repressione messa in atto dallo zar ha deciso per l’eliminazione dei siti web indipendenti. Secondo quanto appreso, nelle giornate tra il 5 e l’11 del mese, le autorità hanno bloccato altri 14.800 siti.

La notizia emerge in seguito alla denuncia dell’ong Roskomsvoboda. Si tratta nella fattispecie di una organizzazione nata nel 2012 con lo scopo di attuare le operazioni di censura, messe in atto dalle autorità, sulla rete internet.

L’ordinanza di censura

A stabilire l’ordine di chiusura è stato il tribunale russo su richiesta dell’ente regolatore Rosmkomnadzor. L’ente, nell’anno 2022, ha chiuso 4.900 siti in media a settimana. Ma già da prima del conflitto la situazione era analoga. Da sempre il governo russo ha optato per la censura di materiale che potrebbe essere ritenuto diffamatorio per l’immagine del regime.

Nell’anno 2018 si era verificata una situazione analoga, con la chiusura di 13.400 siti che risultavano essere bloccati. Il tutto nel giro di una sola settimana, fra il 23 e il 30 aprile. Invece, nell’aprile del 2021, altri 18.100 siti erano stati chiusi. Ad oggi in Russia sono 640mila i siti web chiusi, secondo quanto stabilito dalle autorità del Cremlino. Di questi, 138mila sono stati chiusi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina fino al mese di agosto. Adesso si andrà per una nuova operazione di sfoltimento dei siti web.