Il prezzo del caffè continua a salire a causa della crisi climatica e delle tensioni geopolitiche. Come cambiano i prezzi.
Negli ultimi mesi, il prezzo del caffè ha subito un’impennata significativa, diventando un argomento di grande preoccupazione sia per i consumatori che per i proprietari dei bar. Questo aumento, che potrebbe portare il costo di una tazzina a sfiorare i 2 euro, è direttamente collegato a fattori globali come la crisi climatica e le tensioni geopolitiche.
La crisi climatica e i suoi effetti sui prezzi del caffè
Uno dei principali responsabili di questo incremento è la crisi climatica, che sta devastando le principali aree di produzione di caffè nel mondo. Paesi come il Brasile e il Vietnam, tra i maggiori esportatori di caffè, stanno affrontando condizioni meteorologiche estreme, tra cui siccità e piogge torrenziali. Questi eventi stanno compromettendo la qualità e la quantità dei raccolti, riducendo l’offerta globale e facendo aumentare i prezzi.
Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, ha sottolineato come il cambiamento climatico stia influenzando le borse merci internazionali, con aumenti del 60% per la miscela Arabica e del 90% per la Robusta nell’ultimo anno. Questi incrementi sono stati parzialmente assorbiti dai bar italiani, ma il rischio di ulteriori aumenti è inevitabile se la situazione climatica non migliora.
Tensioni geopolitiche e impatto sulla filiera
Oltre alla crisi climatica, le tensioni geopolitiche stanno giocando un ruolo cruciale nell’aumento del prezzo del caffè. Le tradizionali rotte commerciali stanno subendo alterazioni significative a causa di conflitti in diverse aree del mondo, come quello in corso in Ucraina. Questi eventi hanno portato a un aumento dei costi di trasporto e alla difficoltà di accesso alle materie prime.
Cristina Scocchia, CEO di Illycaffè, ha evidenziato come l’aumento del prezzo del caffè verde, che ha raggiunto 245 cents per libbra, sia dovuto anche alla pressione esercitata sui canali di distribuzione. Problemi come quelli legati al canale di Suez e alle speculazioni sulle soft commodities stanno ulteriormente aggravando la situazione.