L’Italia risulta come uno dei Paesi più vulnerabili alla crisi climatica, tuttavia negli anni ha fatto ben poco per proteggersi.
Dopo la tragedia avvenuta in Emilia-Romagna a causa del maltempo, la cattiva gestione delle emergenze in Italia è tornata al centro delle polemiche. Un segno che dimostra che l’Italia è ancora troppo impreparata davanti alla crisi climatica, per cui ad oggi si potrebbe dire che ha fatto poco e nulla.
L’alluvione in Emilia-Romagna
Fragile davanti alle ricadute del cambiamento climatico, l’Emilia-Romagna ha dovuto pagare a sue spese ciò che è accaduto durante i giorni scorsi. A causa dell’alluvione che ha devastato gran parte della Regione nella notte fra il 2 e il 3 maggio, centinaia di persone sono state sfollate o bloccate a Faenza, Bagnacavallo, Conselice, Castel Bolognese.
La pioggia incessante ha provocato allagamenti e blocchi su stazioni e statali. In poche ore il Po si è sollevato di un metro e mezzo, il Lamone e il Montone sono esondati, mettendo migliaia di abitanti a rischio evacuazione. Il territorio non è riuscito ad assorbire le significative quantità d’acqua, rendendo l’alluvione ancora più distruttivo.
Un disastro dovuto al cambiamento climatico
Un evento causato dal maltempo, come dicono tutte le testate. Ma la verità è che il fenomeno sussegue una serie di disastri d’Italia che non sono stati prevenuti correttamente. Il disastro potrebbe invece essere correlato benissimo al recente alluvione nelle Marche, la frana di Casamicciola a Ischia anche la tanto discussa siccità che ha prosciugato laghi e fiumi negli ultimi mesi.
Quello avvenuto in Emilia-Romagna è l’ennesimo segnale dell’emergenza climatica in cui il nostro Paese sta vivendo. E questo dimostra soprattutto quanto l’Italia sia esposta alle ricadute del riscaldamento globale da cui deve assolutamente proteggersi per i prossimi anni.
Come proteggersi dalle minacce naturali?
Esiste un modo per far fronte a questo tipo di minacce. Stiamo parlando del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), e ce l’hanno tutti i paesi europei. In Italia è stata stilata una bozza nel 2018 e una nel 2022, senza mai arrivare a implementarle.
Si tratta di uno strumento fondamentale per “contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentarne la resilienza“. Vengono quindi elencate le azioni di prevenzione e adattamento da realizzare e implementare, in materia di: agricoltura, protezione costiera, dissesto idrogeologico, energia, turismo, protezione del patrimonio culturale, e qualsiasi altro settore economico, sociale e amministrativo del nostro paese.
L’obiettivo è quello di ridurre o prevenire gli impatti già esistenti, che sono destinati ad aumentare nettamente negli anni a venire. Oggi in Italia la maggior parte dei comuni italiani è già a rischio dissesto idrogeologico (94%), quasi un terzo del territorio è soggetto a desertificazione (28%) e quasi metà dell’acqua potabile trasportata dalle nostre reti idriche finisce dispersa (42%).