Cosa sono e come funziona la divisione.
In questi giorni di campagna elettorale si sente parlare spesso di collegi elettorali. La legge elettorale con cui voteremo il 25 aprile prevede una parte proporzionale e un’altra di collegi uninominali. In sostanza, come ha spiegato il Post, i collegi uninominali sono quelle porzioni di territorio in cui viene suddivisa l’Italia per eleggere i rappresentanti in parlamento. Ad ogni porzione è associato un numero di seggi. Quelli per cui i partiti si stanno battendo in queste ore.
Ma come viene fatta la suddivisione dei collegi e a cosa serve? La suddivisione dei collegi serve ad una migliore organizzazione e rappresentanza sul territorio. Il criterio di divisione è infatti il numero di elettori residenti per rendere tutti i collegi equi e omogenei.
I seggi con la riduzione dei parlamentari
Ogni collegio ha un numero di nomi dei candidati. Il Rosatellum rende più complicata la questione perché si basa su un sistema misto: un terzo dei seggi viene assegnato in collegi uninominali, e altri due terzi in collegi plurinominali.
Con il taglio dei parlamentari i seggi si sono ingranditi dato che ci saranno meno senatori e meno deputati rispetto alle scorse politiche del 2018. La riduzione dei parlamentari non comporterà eccessivi cambiamenti in questo Rosatellum. Semplicemente alcune aree non verranno sovrarappresentate. Secondo gli esperti un altro problema sarà la questione dello sbarramento al 3% che rischia di non verificarsi in nessuna regione.
Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia sono le uniche regioni che hanno più di una circoscrizione (ne hanno tutte 2, tranne la Lombardia che ne ha 4). Ci sono poi alcune eccezioni: la Valle d’Aosta è l’unica regione che non elegge candidati per la parte proporzionale né alla Camera né al Senato. Mentre il Trentino-Alto Adige non elegge senatori al proporzionale.