Come Filippo Turetta “spiava” Giulia Cecchettin: retroscena svelati da un esperto

Come Filippo Turetta “spiava” Giulia Cecchettin: retroscena svelati da un esperto

Come Filippo Turetta potrebbe aver sorvegliato digitalmente Giulia Cecchettin utilizzando app-spia o strumenti di controllo comuni.

Il processo contro Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, continua a tenere banco in Italia, con il 23enne che sarà presto chiamato a rispondere in aula il 25 e 28 ottobre.

Tra i tanti elementi emersi dalle indagini preliminari, uno dei più inquietanti riguarda la possibilità che il giovane abbia monitorato digitalmente la vittima , potenzialmente attraverso un’app-spia o altri strumenti di controllo.

Secondo quanto spiegato da Matteo Flora, esperto di sicurezza digitale e docente alla European School of Economics. “Le vere app-spia sono appannaggio delle forze dell’ordine o della criminalità, e sono molto costose“.

È più plausibile, dunque, che l’assassino abbia sfruttato strumenti digitali di uso comune, spesso già presenti sugli smartphone.

Giulia Cecchettin foto

Caso Giulia Cecchettin: come Filippo Turetta “spiava” la vittima

Le app-spia vere e proprie, come riportato da Il Giornale, sono costose e complesse da installare. Tuttavia, come sottolinea Matteo Flora, esistono altri metodi più accessibili a tutti.

Quello che succede nella stragrande maggioranza dei casi è semplicemente che un coniuge, o una persona un convivente, o una persona interessata alla vita di qualcuno abbia accesso a una limitata serie di funzioni che sono già presenti all’interno del cellulare, ad esempio il tracciamento che sia Google sia Apple danno dei dispositivi“, spiega l’esperto.

Una delle tecniche più comuni consiste nell’associare il proprio dispositivo a un account di messaggistica della vittima, come WhatsApp.

In questo modo, senza che l’altra persona ne sia consapevole, si possono ottenere molte informazioni, inclusi i movimenti grazie alla geolocalizzazione.

Queste pratiche, pur legali in certi contesti come il controllo dei minori, possono facilmente essere usate in maniera impropria.

Il rischio del trojan e come proteggersi

Alcuni ipotizzano che Filippo Turetta possa aver usato un trojan, un software malevolo che permette di accedere al dispositivo della vittima da remoto.

Tuttavia, anche in questo caso, si tratterebbe di una tecnologia estremamente costosa e difficile da ottenere. “Alcuni di questi trojan possono essere istallati da remoto, senza che l’utente se ne accorga, ma sono anche questi estremamente costosi: si arriva a pagare centinaia di migliaia di euro per singolo bersaglio“, spiega Flora.

Per proteggersi da queste forme di sorveglianza, una delle prime precauzioni è limitare la condivisione di informazioni personali sui social media.

L’esperto consiglia di evitare di postare in tempo reale, soprattutto riguardo ai propri spostamenti o abitudini. “Inoltre è molto facile desumere dagli aggiornamenti lo stile di vita di una persona, anche perché si tende a essere abitudinari, per cui bisogna chiedersi: cosa farebbe con queste informazioni un utente ostile?“, conclude.