Il nodo sulle concessioni balneari è stato finalmente sciolto con l’accordo che ha trovato la maggioranza per sbloccare il ddl concorrenza.
Il pressing di Draghi e di Bruxelles ha sortito i suoi effetti. In calcio d’angolo, prima che il premier imponesse la fiducia al testo base, la maggioranza ha trovato l’accordo sulle concessioni balneari. Questa mattina in Senato, dopo un lungo tira e molla, la maggioranza è arrivata ad un’intesa sugli indennizzi agli attuali gestori delle spiagge italiane.
Questo accorda porta allo stralcio degli indennizzi, inoltre non mette criteri né sull’avviamento delle attività, né sul valore dei beni. Il testo ora passa alla commissione Bilancio e a quella Industria per completare l’iter del ddl concorrenza. Tutte le parti politiche si sono dette soddisfatte di questo accordo. Il responsabile Economia del Pd, Antonio Misiani, ha dichiarato che si tratta di una soluzione «assolutamente positiva e ragionevole».
Il testo evita la fiducia in calcio d’angolo
L’intesa conferma la possibilità per i comuni di ottenere deroghe di un anno, fino al termine del 2024. Il ddl ora ha visto stralciato l’obbligo per gli enti locali, per gli appalti sopra soglia comunitaria, di giustificare con una motivazione anticipata da trasmettere all’Antitrust, la scelta di ricorrere alla gestione in-house. Inoltre, un emendamento al testo base va a limitare il compito della corte dei conti di valutare la costituzione di nuove società pubbliche o acquisizione di partecipazioni da parte della Pa.
Lo sblocco dell’articolo 2 del ddl concorrenza sulle concessioni balneari fa tirare un sospiro di sollievo a Draghi. Questa riforma è fondamentale per i fondi del Pnrr. Se non si fosse trovata un’intesa entro il 31 maggio al Senato, il presidente del Consiglio sarebbe stato costretto a porre le fiducia.