Condannata la sorella di Matteo Messina Denaro: ecco il suo ruolo nella latitanza

Condannata la sorella di Matteo Messina Denaro: ecco il suo ruolo nella latitanza

Condannata a 14 anni la sorella del boss mafioso Matteo Messina Denaro: il ruolo di Rosalia nella latitanza del fratello.

Il gup di Palermo ha condannato a 14 anni di carcere Rosalia Messina Denaro, sorella maggiore del noto boss mafioso Matteo Messina Denaro.

La donna è stata accusata di associazione mafiosa aggravata e ricettazione. Le indagini hanno rivelato il suo coinvolgimento nella gestione della “cassa” mafiosa e nella rete di trasmissione dei “pizzini”.

Questi elementi, come riportato da Ilsole24ore.com, hanno permesso al capomafia di mantenere i contatti con i suoi uomini durante la lunga latitanza.

La sorella di Matteo Messina Denaro: il suo ruolo nella latitanza

Secondo gli inquirenti, Rosalia Messina Denaro ha svolto un ruolo fondamentale nel sottrarre il fratello alla cattura per molti anni.

Oltre a gestire le finanze della famiglia mafiosa, Rosalia avrebbe assicurato il flusso di comunicazioni tramite i “pizzini“.

Questo sistema di comunicazione segreta era cruciale per l’operatività della mafia durante la latitanza di Matteo Messina Denaro.

Rosalia Messina Denaro è stata arrestata a marzo 2023, e il processo si è svolto con il rito abbreviato. I pm della DDA di Palermo avevano chiesto una condanna a 20 anni di carcere. Ma, infine, il gup ha optato per una pena inferiore.

Una famiglia profondamente coinvolta nella mafia

Rosalia non è l’unico membro della famiglia Messina Denaro coinvolto in attività mafiose. È la maggiore delle quattro sorelle del boss e madre dell’avvocato che ha difeso il boss dal giorno del suo arresto.

Il marito di Rosalia, ha scontato 14 anni per associazione mafiosa ed è tuttora in carcere. Anche il figlio della donna, sta scontando una condanna a 16 anni per lo stesso reato.

È stata proprio una perquisizione a casa di Rosalia nel dicembre 2022 a fornire agli investigatori un importante indizio per l’arresto del boss.

Si trattava di un “pizzino” nascosto nella gamba di una sedia che conteneva dettagli sulla salute del fratello capomafia.