Dopo un lungo interrogatorio, i due killer del 19enne ritrovato a pezzi nel mare di Genova hanno confessato il reale movente del crimine.
Dopo sette ore di estenuante interrogatorio è arrivata la confessione dell’omicidio di Mahmoud Sayed Mohamed Abdalla da parte di Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel e Mohamed Ali Abdelghani Ali, rispettivamente di 27 e 26 anni, meglio conosciuti come Tito e Bob.
I due erano datore di lavoro e socio di una barberia a Sestri Ponente dove Mahmoud lavorava e da cui aveva annunciato di volersene andare. Il movente che ha portato non solo al suo omicidio, ma anche alla mutilazione del suo corpo, è proprio questo: la paura che si portasse via i clienti.
Come sono andate le cose
I due indagati hanno raccontato alla pm Daniela Pischetola che il 19enne aveva deciso di licenziarsi. Da qualche mese viveva nel retrobottega del negozio, assieme ad altri dipendenti, e voleva cambiare aria. Aveva anche fatto dei giorni di prova in un altro negozio, finiti anche sui social con alcuni scatti.
Tito e Bob non volevano perdere clienti visto che, troppo spesso, chi entrava nalla loro barberia chiedeva di Mahmoud ed allora hanno tentato di minacciare il titolare dell’altro negozio. Dopodichè hanno chiamato il 19enne nel retrobottega per convincerlo a restare e, quando le parole non sono bastate, lo hanno pugnalato al cuore, al fegato e allo stomaco con un coltello ed un punteruolo.
I due indagati, il 24 luglio, hanno portato il suo cadavere a Chiavari, in taxi, e lo hanno fatto a pezzi su una spiaggia prima di gettarlo in mare. Le onde l’hanno poi condotto verso Genova dove è stato ritrovato il suo torso, le sue mani ma non la sua testa, ancora dispersa.