Congo in crisi: rischio guerra civile e coinvolgimento del Ruanda
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Congo nel caos: la paura di una nuova guerra civile

soldato africano, guerra

Il Congo è sull’orlo di una guerra civile. L’M23 avanza, sostenuto dal Ruanda. Silvana Arbia: “Dietro i ribelli c’è Kigali”.

La Repubblica Democratica del Congo è nuovamente teatro di un conflitto che minaccia di trasformarsi in una guerra civile. Nelle ultime settimane, la situazione è precipitata con l’intensificarsi degli scontri tra l’M23, un gruppo armato che sostiene di proteggere la minoranza tutsi, e le forze governative congolesi. La città strategica di Goma, nel Nord Kivu, è caduta nelle mani dei ribelli, mentre la popolazione è intrappolata in un clima di terrore.

Zona di guerra bombardamento soldato

Silvana Arbia: “Dietro l’M23 c’è il Ruanda”

Secondo Medici Senza Frontiere, «persistono sacche di tensione in alcuni quartieri, dove sono ancora presenti l’esercito congolese e gruppi armati locali». Il numero delle vittime cresce di giorno in giorno, con gli ospedali ormai al collasso. La Croce Rossa ha iniziato a raccogliere i corpi abbandonati per le strade, mentre migliaia di persone cercano disperatamente di fuggire.

Ma dietro questa nuova ondata di violenza non ci sono solo vecchie rivalità etniche. Il conflitto è alimentato da interessi economici e geopolitici, con il Ruanda accusato di sostenere l’M23 per espandere la propria influenza nella regione e ottenere il controllo delle ricche risorse minerarie del Congo, in particolare del coltan, essenziale per la produzione di batterie e dispositivi elettronici.

L’ex magistrata del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, Silvana Arbia, conosce a fondo le dinamiche che scuotono la regione. Il genocidio del 1994 ha lasciato un’eredità di violenza e instabilità che non si è mai dissolta. «Oggi si riacutizza una crisi grave che affligge la Repubblica Democratica del Congo da quando esiste, con conflitti mai cessati in un’epoca che doveva restituire al popolo congolese la libertà da una spietata e cinica colonizzazione», spiega Arbia.

Ma se in passato erano le potenze straniere a sfruttare il Congo, oggi sono attori regionali a muovere le pedine. «Oggi la situazione è ancora più grave perché ai colonizzatori del passato si sostituiscono spietati governi africani della stessa regione e enti privati».

Il Ruanda, in particolare, è sotto accusa per il suo sostegno all’M23. «La responsabilità del Ruanda emerge da rapporti ufficiali. Esperti delle Nazioni Unite riportano circostanze dalle quali emerge che l’M23, che dice di essere un gruppo di ribelli congolesi il cui obiettivo è la protezione della minoranza tutsi in Congo, è sostenuto dal governo ruandese». La conferma arriva anche da Jean-Pierre Lacroix, membro della missione di peacekeeping dell’ONU, secondo cui «senza dubbio le truppe ruandesi supportano l’M23».

Un conflitto che potrebbe infiammare l’intera regione

Il pericolo maggiore è che la crisi si trasformi in un conflitto ancora più ampio, coinvolgendo altri stati della regione dei Grandi Laghi Africani. Il recente fallimento dell’incontro tra il presidente congolese Félix Tshisekedi e il presidente ruandese Paul Kagame, convocato dalla East African Community, ha fatto naufragare un’importante occasione di dialogo.

Ma il rischio più grande è il ritorno a un conflitto etnico su larga scala. «L’etnia può essere strumentalizzata con la propaganda che istiga a radicalizzare un conflitto tra l’etnia tutsi e altre etnie», avverte Arbia. E la storia ha già dimostrato le tragiche conseguenze di questa dinamica. «Se quanto accaduto 31 anni fa non viene conosciuto e riconosciuto, se i tutsi non ricordano quanto da essi subìto e non rifiutano l’idea stessa che si possa usare l’etnia per giustificare massacri e crimini atroci, tutto può ripetersi».

Nel frattempo, la comunità internazionale osserva con preoccupazione ma senza azioni concrete. Arbia lancia un monito: «Occorre non rimanere indifferenti guardando la televisione e pensando che si tratta di conflitti tribali tra comunità lontane. Tutti possiamo agire con la comunicazione, la memoria e la deterrenza».

Se il conflitto non verrà fermato, la Repubblica Democratica del Congo rischia di precipitare in una nuova guerra civile, con conseguenze devastanti per l’intera Africa centrale. Come riportato da ildubbio.news

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ultimo aggiornamento: 30 Gennaio 2025 19:24

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