Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte parla di tutti i temi caldi della politica italiana in occasione della sua intervista a Porta a Porta.
È un Giuseppe Conte che parla senza mezzi termini quello che si presenta nello studio di Porta a Porta. Parla di tutto, dall’economia all’emergenza coronavirus fino agli argomenti più prettamente politici. E ammette effettivamente che dalle parti di Palazzo Chigi sono arrivati forti e distinti i venti di una possibile crisi di governo. Insomma, Matteo Renzi ha dato uno scossone al governo. Ora resta da capire se vorrà andare fino in fondo e sfruttare la sponda del Mes per portare a termine il ribaltone o se la crisi possa effettivamente rientrare.
Sicuramente nella maggioranza non si respira un’aria propriamente serena, come dimostrato anche dall’ultimo clamoroso scivolone sulla Tav.
La crisi di governo
Il premier Conte è consapevole del fatto che la crisi di governo è ancora dietro l’angolo e può bastare un battibecco per spaccare la maggioranza. Non sono proprio le migliori condizioni per mettersi al lavoro sul Recovery plan dell’Italia, una sfida storica per il nostro Paese, chiamato a gestire e investire ingenti somme di denaro.
E sicuramente l’Italia non può permettersi l’immobilismo politico e le liti ad oltranza. In realtà il piano di rilancio meriterebbe anche qualcosa in più rispetto alla politica del compromesso che si profila all’orizzonte. Nella migliore dell ipotesi.
Conte è consapevole che il governo rischia di andare a casa ma avverte anche che se il governo fallisce va a casa con ignominia.
Recovery plan, Conte: “Un task force che avrebbe prevaricato i ministeri non è mai esistita”
Ovviamente il Presidente del Consiglio ha parlato anche della famosa task force del Recovery plan, che di fatto ha innescato lo scontro nella maggioranza con Italia Viva che ha sbarrato la strada al Premier pretendendo un passo indietro.
“La task force, come struttura centralizzata che avrebbe prevaricato i ministeri, è stata superata perché non è mai esistita“, specifica il premier Conte, che poi specifica come “una struttura di monitoraggio ce la chiede l’Europa, è prevista dalle linee guida dell’Ue per aggiornare l’Europa. Avremo migliaia di cantieri: pensare che non ci sia un monitoraggio è impensabile“.
La resa dei conti sul Mes
Superato il nodo task force resta da sciogliere un altro nodo che rischia di essere ancora più delicato: il Mes. Italia Viva e Pd chiedono l’immediata attivazione del Salva Stati che mette sul piatto fondi importanti per la Sanità, che dal Recovery plan avrebbe appena nove miliardi.
“Non si tratta di 9 miliardi, perché ci sono altri progetti e stiamo già parlando di 15 miliardi. Ma siamo disposti a rafforzare gli investimenti“, assicura Conte che cerca soldi in maniera alternativa per rafforzare la Sanità senza fare ricorso al Mes, che il Movimento 5 Stelle non vuole.
In realtà lo stesso Conte non sembra propriamente un amante del Mes, nonostante abbia ribadito che la scelta spetta al Parlamento: “Se attivare o meno il Mes è prerogativa del Parlamento ma cerchiamo di capirlo: i 36 miliardi del Mes ci farebbero accumulare deficit e lasceremmo così alle generazioni future un fardello non da poco“.