La Commissione Europea presenta un primo elenco di prodotti soggetti a controdazi in risposta alle politiche di Trump.
La tensione commerciale tra Stati Uniti ed Europa è tornata ad alzarsi, con l’arrivo dei controdazi. In un contesto economico già segnato da forti incertezze e instabilità sui mercati, la politica dei dazi imposti da Donald Trump ha spinto la Commissione Europea a elaborare una strategia di risposta.

Il nuovo equilibrio globale tra dazi e diplomazia
Tuttavia, questa volta Bruxelles ha scelto una strada più cauta, almeno all’apparenza. A differenza di altre nazioni, come la Cina che ha annunciato una politica di ritorsione diretta e completa, l’Europa ha deciso di rispondere in modo graduale e misurato.
La linea guida europea si basa su una reazione in due fasi, con l’obiettivo di non chiudere completamente il dialogo con Washington ma allo stesso tempo tutelare i propri interessi economici. Questo equilibrio è però difficile da mantenere, soprattutto considerando che tra i 27 Paesi membri non c’è ancora un accordo unanime sulla linea da seguire.
I prodotti colpiti: un messaggio calibrato a Trump
Il primo elenco elaborato dalla Commissione include prodotti per un valore di oltre quattro miliardi di euro, sui quali verrà applicato un dazio del 25%, in alcuni casi ridotto al 10%. Le categorie coinvolte sono significative: acciaio e alluminio, componenti chiave per molti settori industriali. Ma anche beni simbolici come le moto Harley Davidson e i jeans americani, veri e propri emblemi della cultura statunitense.
In questa versione preliminare però, non compaiono né il whisky né i latticini. Una scelta strategica, spinta soprattutto da Italia e Francia, per evitare ripercussioni sulle esportazioni di vino europeo verso gli Stati Uniti. Si tratta di una mossa di bilanciamento: colpire sì, ma senza innescare una reazione incontrollabile.
La vera sorpresa però arriverà tra cinque settimane: il secondo elenco, molto più esteso e pesante, coinvolgerà anche agricoltura e industria. Con un valore totale stimato intorno ai 18 miliardi di euro. Solo allora si capirà se l’Europa ha scelto davvero la via del confronto o se intende restare sulla linea del compromesso.