In attesa di capire chi deve tornare in cella, altri 456 chiedono la scarcerazione

In attesa di capire chi deve tornare in cella, altri 456 chiedono la scarcerazione

Emergenza coronavirus, altri 456 detenuti chiedono la scarcerazione per il trasferimento ai domiciliari. Bonafede lavora a un nuovo decreto.

Continua a tenere banco il caso dei 400 reclusi (circa) mandati agli arresti domiciliari per l’emergenza coronavirus. Tra questi ci sono soggetti accusati o condannati anche per mafia. Il Ministro Bonafede ha annunciato provvedimenti. Lo scopo è quello di rivalutare le domande di scarcerazione per stabilire se ci sono le condizioni per rimandare in cella alcuni di questi detenuti mettendo fine ai domiciliari.

Mentre la macchina burocratica si mette in moto, il Ministero deve fare i conti con altre 456 richieste di scarcerazione.

Coronavirus, altri 456 detenuti chiedono la scarcerazione

Il lavoro dei tecnici si complica e non poco a fronte della 456 nuove richieste di scarcerazione che dovranno essere esaminate. Stando alla normativa in vigore, i giudici dovranno consultarsi con le Procure per valutare la pericolosità dei soggetti.

Fonte foto: https://www.facebook.com/corpopoliziapenitenziaria/

Bonafede al lavoro per un nuovo decreto

Bonafede, alla luce delle recenti polemiche che hanno evidenziato i limiti del meccanismo in funzione, vuole introdurre un nuovo decreto che conferirà maggiori poteri ai magistrati, cui spetterà il compito di esprimersi sulle richieste di scarcerazione.

Fonte foto: https://www.facebook.com/Alfonso.Bonafede.M5S/

La mozione di sfiducia del Centrodestra nei confronti del ministro Bonafede

Intanto proprio il Ministro Bonafede deve fare i conti con la mozione di sfiducia presentata dal Centrodestra. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni aveva confermato che, insieme con gli alleati, Fratelli d’Italia stava valutando l’ipotesi di muoversi contro il Guardasigilli. E le valutazioni sul caso si sono trasformare in una mozione di sfiducia che agita la maggioranza soprattutto per la posizione di Italia Viva, che già prima dell’emergenza coronavirus aveva messo nel mirino Bonafede per la riforma della Giustizia.