Gli effetti del coronavirus dopo la guarigione

Gli effetti del coronavirus dopo la guarigione

Coronavirus, gli effetti dopo la guarigione. Diversi pazienti guariti dalla malattia hanno lamentato problemi all’apparato respiratorio.

Arrivati ormai alla seconda ondata del coronavirus, il mondo della medicina ha acquisito una conoscenza abbastanza approfondita del Covid-19 ed è stato in grado di intercettare quelli che sono gli effetti che persistono dopo la guarigione.

Già, perché per molti il coronavirus non finisce con il tampone negativo, che a tutti gli effetti sancisce la guarigione. Anche con la negativizzazione e anche in assenza di sintomi possono restare dei segni sull’organismo.

Covid, la guarigione e la negativizzazione

Dal punto di vista medico, soffermandoci sulla fase dell’infezione, guarire dal coronavirus significa estinguere i sintomi. Ci sono diversi casi, che in un primo momento sembravano paradossali, di persone guarite dal coronavirus ma ancora positive al tampone. Quindi alla guarigione dalla malattia non corrisponde necessariamente l’immediata negativizzazione.

Il discorso in realtà è ancora più complesso. Non è detto infatti che i positivi-guariti siano contagiosi. La contagiosità dipende infatti dalla carica virale.

Coronavirus

Gli effetti del coronavirus dopo la guarigione

Il coronavirus può lasciare in eredità all’organismo che ha attaccato effetti a lungo termine.

Lo studio condotto su 41 polmoni di persone decedute a causa del Coronavirus mostrano la formazione di coaguli di sangue all’interno dei vasi polmonari. Inoltre lo studio avrebbe evidenziato la fusione delle cellule polmonari – detta in termini decisamente generici – che potrebbe spiegare proprio gli effetti a lungo termine.

Si registrano ad esempio casi di soggetti clinicamente guariti dal coronavirus ma ancora alle prese con un senso di spossatezza o comunque con un senso di stanchezza che può durare anche settimane. Un effetto comprensibile in un organismo debilitato. Ma la stanchezza potrebbe essere anche segnale di problemi più rilevanti.

Ad esempio la stanchezza profonda, che in sé rappresenta un sintomo aspecifico, potrebbe nascondere una fibrosi polmonare o una sorta di malfunzionamento dell’apparato cardiaco.

Secondo i primi studi, sembra che il 30% dei pazienti abbia almeno nei mesi successivi alcuni risentimenti a livello respiratorio. Parliamo di meno della metà del campione preso in analisi ma comunque di una percentuale considerevole.

Negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi di soggetti che hanno manifestato una certa difficoltà a ragionare con chiarezza. Una sorta di stordimento che potremmo definire come un deficit cognitivo che al momento non trova una spiegazione certa.

La guarigione completa è possibile

Attenzione però a non lasciarsi prendere dal panico o da inutili allarmismi. È doveroso infatti sottolineare come la maggior parte delle persone che hanno contratto il virus hanno superato la malattia senza cicatrici, raggiungendo in poco tempo la guarigione completa.

Gli effetti a lunga durata si rintracciano quasi esclusivamente in soggetti che hanno dovuto far fronte ad un grave decorso della malattia e che ha necessitato di una respirazione assistita.