Emergenza coronavirus, l’Italia preoccupata dal focolaio nei Balcani. Zaia: “Si tratta di una mutazione, è più aggressivo”.
L’Italia teme il focolaio dei Balcani, considerato come una minaccia concreta per quanto riguarda il coronavirus. Molti Paesi dell’Est stanno vivendo una seconda ondata e, secondo Zaia, il virus del cluster serbo sarebbe più aggressivo di quello conosciuto in Italia.
Il coronavirus nei Balcani preoccupa l’Italia
I Balcani sono alle prese con una nuova ondata di coronavirus. La curva epidemiologica è preoccupante. E inevitabilmente preoccupa anche l’Italia.
In diversi Paesi dell’Est si registra un sostanziale aumento dei nuovi casi e proseguono i ricoveri nei reparti di terapia intensiva.
Secondo molti esperti la situazione è delicata. Nei Balcani, e siamo alle porte dell’Italia, il coronavirus è un problema stringente, asfissiante.
Zaia: “Si tratta di una mutazione, è più aggressivo”
Oltre alla vicinanza geografica, a preoccupare è anche il fatto che il ceppo serbo sarebbe una mutazione più aggressiva di quella circolata in Italia.
“Io, senza dire niente a nessuno, ho fatto sequenziare il virus serbo trovato sull’imprenditore vicentino che ha portato qui il virus dopo il viaggio di lavoro, sui suoi colleghi e sulla donna cinese di Padova“, ha dichiarato Zaia in conferenza stampa come riportato da il Giornale.
“Nei quattro tamponi la carica virale era molto elevata […]. Il virus del focolaio serbo è ben diverso da quello isolato in Veneto e in Italia […]. Si tratta di una mutazione […], il virus non autoctono è diverso, ha la sua storia ed è più aggressivo”.
Coronavirus, l’Italia teme i casi importati
Di fatto mentre l’Italia ha superato la fase dura dell’emergenza sanitaria, diversi Paesi vicini continuano a faticare nella lotta contro la diffusione del Covid sul territorio.
Nel nostro Paese, come confermato dagli ultimi casi, il problema principale è legato ai contagi importati, come nel caso del Veneto, uno dei più delicati registrati nelle ultime settimane. In quel caso il focolaio veneto era iniziato da un imprenditore di ritorno da un viaggio in Serbia e in Bosnia.
Non a caso il Ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso di chiudere i confini nazionali a una decina di Paesi a rischio e non ha revocato nell’immediato l’obbligo di quarantena per le persone in arrivo dai paesi extra-Ue.