In base alla normativa vigente i dipendenti positivi al coronavirus asintomatici e quindi in quarantena non possono lavorare in smart working.
I dipendenti positivi al coronavirus, anche asintomatici, in quarantena non possono lavorare in smart working. Una delle domande più frequenti di queste settimane ha trovato quella che in linea generale dovrebbe essere la risposta definitiva a una questione senza ombra di dubbio annosa.
I dipendenti asintomatici positivi al coronavirus non possono lavorare in smart working
La risposta, riassunta in poche parole, è più o meno la seguente: chi è malato non deve lavorare. Il principio si applica anche ai soggetti positivi al coronavirus ma asintomatici in quarantena a casa. Questi non possono lavorare neanche in smart working.
Gli asintomatici
Ovviamente questo è uno scenario che cambia e non poco le carte in tavola per i datori di lavoro. Una delle armi contro il coronavirus è la ricerca dei positivi anche senza sintomi. In tal senso si procede con tamponi a tappeto che potrebbero portare nel corso dei prossimi mesi ad una sensibile diminuzione della forza lavoro disponibile in Italia.
Quello degli asintomatici è una sorta di esercito sconfinato. Stando agli ultimi dati a disposizione, nell’ultimo mese sono state rintracciate più di diecimila persone che corrispondono all’identikit di soggetti positivi, asintomatici e in età da lavoro.
Possibile una revisione della normativa
La salute viene ovviamente prima di tutto, ma non si possono non prendere in considerazione i risvolti negativi per il datore di lavoro che rischia di trovarsi senza dipendenti e con le scadenze dell’Inps dietro l’angolo.
Anche per questi motivi quindi starebbe prendendo forma l’ipotesi di far lavorare gli asintomatici in quarantena in smart working previo consenso tra il lavoratore e il datore di lavoro.
Si tratta di un possibile compromesso che dovrà essere discusso ovviamente anche con i sindacati.
Scarica QUI il Decreto Agosto.