Coronavirus, l’Italia blocca l’export dei vaccini di AstraZeneca

Coronavirus, l’Italia blocca l’export dei vaccini di AstraZeneca

L’Italia blocca l’export dei vaccini di AstraZeneca. No al trasferimento di 250mila dosi in Australia.

ROMA – L’Italia blocca l’export dei vaccini di AstraZeneca fuori dall’Unione Europea. Come riportato da La Repubblica, Roma, dopo un contatto con Bruxelles, ha deciso di vietare il trasferimento di 250mila dosi in Australia dallo stabilimento di Anagni.

La decisione è stata ratificata nella giornata di venerdì 26 febbraio dopo un confronto con la Commissione Europea. Le dosi saranno distribuite all’interno dell’Unione. Non senza polemiche.

L’Italia è il primo Paese a prendere questa decisione

La possibilità di bloccare l’export delle dose dei vaccini è stata introdotta dall’Unione Europea lo scorso 30 gennaio, ma ad oggi mai nessuno aveva preso una decisione simile.

L’annuncio di AstraZeneca di un ulteriore taglio di dosi nel secondo trimestre è sempre stato duramente contestato dal premier Draghi. Da qui la decisione di bloccare l’export delle dosi dell’azienda svedese. Le 250mila dosi destinate all’Australia, dunque, saranno suddivise nell’Unione Europea. Una scelta presa dal presidente del Consiglio dopo un breve consulto con Bruxelles. E non sono escluse in futuro altre decisioni simili per obbligare le Big Pharma a rispettare le consegne pattuite.

Mario Draghi

Il pressing su Bruxelles

Il premier Draghi continua il pressing su Bruxelles per garantire il rispetto delle consegne da parte delle Big Pharma. Serve un cambio di passo sulla campagna di vaccinazione per far riprendere l’economia e i ritardi non aiutano.

Nell’ultimo Consiglio Europeo il presidente del Consiglio ha detto no alla richiesta di un trasferimento di alcune dosi in Africa avanzata da Merkel e Macron. E ad Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità di attuare in maniera più rigida il Meccanismo per il blocco dell’export in caso di mancato rispetto delle consegne. L’Italia è stata la prima ad usare il pugno duro con AstraZeneca e non si esclude altre decisioni simili in futuro.

Di Maio, “Non si tratta di un atto ostile verso l’Australia”

Il ministro Luigi Di Maio ha commentato la vicenda provando a fare chiarezza con un lungo post condiviso sulla propria pagina Facebook.

“Sui vaccini bisogna fare chiarezza. Sono ancora troppi i ritardi nelle forniture in Ue e in Italia da parte di alcune case farmaceutiche. E chi è inadempiente non può avanzare scuse. Se sono stati firmati degli accordi, questi vanno rispettati.

Ecco perché come Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale abbiamo chiesto di fermare l’export di circa 250 mila dosi di vaccino anti-Covid dal nostro Paese verso l’Australia. I motivi sono chiari e semplici:

L’Australia oggi è considerato un Paese “non vulnerabile” ai sensi del Regolamento Ue;

Ci sono ancora pochi vaccini nella UE e in Italia e i ritardi nelle forniture da parte di AstraZeneca sono inaccettabili;

250 mila dosi sono tante: un conto è esportare piccolissime dosi ai fini di ricerca scientifica, un altro è esportarne 250mila.

Per questi motivi, quando abbiamo ricevuto lo scorso 24 febbraio la richiesta di autorizzazione all’esportazione dei vaccini anti COVID-19 da parte di AstraZeneca all’Australia, abbiamo posto un freno. Abbiamo deciso di consultare le altre Amministrazioni nazionali competenti – che hanno tutte espresso parere negativo – e dunque abbiamo proceduto ad inviare due giorni dopo la proposta di non autorizzazione all’export alla Commissione europea, che ha accolto la nostra richiesta il 2 marzo.

Il tutto non è un atto ostile dell’Italia verso l’Australia, ma rientra nel regolamento approvato il 30 gennaio scorso in Europa, il Meccanismo sull’export che serve a evitare che le dosi di vaccino destinate all’Unione vengano spedite e commercializzate fuori dalla Ue.

Siamo il primo paese europeo a mettere uno stop all’export fuori dall’Unione di un vaccino prodotto all’interno dei nostri confini. Come detto, i ritardi nella distribuzione sono inaccettabili e ci aspettiamo che questa nostra presa di posizione incida positivamente sulla campagna vaccinale europea“.