Uno studio sulla ‘fase 2’ rivela come la maggior parte dei lavoratori che ritorneranno in azienda sono uomini.
ROMA – Uno studio sulla ‘fase 2’ rilancia l’allarme sul tasso di occupazione femminile. Secondo questa ricerca condotta dagli economisti Alessandra Casarico e Salvatore Lattanzio, dal 4 maggio al lavoro rientreranno oltre 4 milioni di persone e di queste 2,7 milioni sono uomini.
Nessuna differenza sessista ma semplicemente conseguenza delle attività che riprenderanno a riavviare i motori. “Questo massiccio rientro al lavoro degli uomini – si legge nello studio – finirà per caricare di ulteriori compiti di cura le donne all’interno delle famiglie, rischiando ancora di più di ridurre la loro offerta di lavoro“.
Il tasso di occupazione femminile
Il tasso di occupazione femminile è sempre stato sotto il 50%. Un numero che ha piazzato l’Italia come fanalino di coda in questa speciale classifica e con un gap tra uomini e donne di 18 punti.
“Nel nostro Paese – scrivono alcune scienziate – le donne rappresentano il 56% dei medici iscritti all’albo e sono quasi il doppio degli uomini tra i medici con meno di 40 anni. Il 77% degli infermieri è donna“. Numeri che confermano un grado di istruzione maggiore da parte del sesso femminile con la presenza fissa in molte professioni qualificate.
Alto il rischio di aumentare il gap
L’emergenza coronavirus, però, potrebbe complicare la posizione lavorativa delle donne. La riapertura a scaglioni del Governo ha favorito (involontariamente) gli uomini con una percentuale che potrebbe invertirsi nelle prossime settimane.
Numeri che rischiano di ampliare il gap nei prossimi mesi tra i due sessi. Per questo il Governo presto potrebbe attuare una nuova politica per attuare il reinserimento al lavoro di tutte le persone che in questo periodo sono state a casa per la pandemia e tra loro ci sono molte donne.
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fonte foto copertina pixabay.com/it/computer-pc-sul-posto-di-lavoro-1185626/