Le prime testimonianze dal Trivulzio: ‘Cacciata perché mi sono rifiutata di togliere la mascherina’

Le prime testimonianze dal Trivulzio: ‘Cacciata perché mi sono rifiutata di togliere la mascherina’

Emergenza coronavirus, le prime testimonianze sul Trivulzio. La denuncia di un’operatrice sanitaria ai microfoni dell’AGI.

Ora che quello del Trivulzio è diventato un caso nazionale, emergono anche le prime testimonianze che presentano una fotografia più grave di quella ipotizzata. Ovviamente le testimonianze dovranno essere validate dalle autorità. Sul Pio Albergo si indaga sia a livello nazionale che a livello regionale, con la Commissione di verifica annunciata nella giornata dell’8 aprile da Fontana e Gallera.

Il caso del Trivulzio

L’Agi riporta la testimonianza di un’operatrice socio-sanitaria che lavorava presso il Pio Albergo Trivulzio prima di essere licenziata. E stando al racconto, il licenziamento sarebbe avvenuto per la sua decisione di continuare ad indossare i dispositivi di protezione personale che secondo i vertici della struttura avrebbero avuto solo l’effetto di spaventare i pazienti.

Ospedale flebo

La testimonianza: “Sono stata cacciata perché mi sono rifiutata di togliere la mascherina”

“Il 23 febbraio è stato il mio ultimo giorno al Pio Albergo Trivulzio. Sono stata cacciata perché mi sono rifiutata di togliere la mascherina che, secondo una dirigente, allarmava i pazienti“, ha dichiarato la donna ai microfoni dell’Agi.

L’operatrice prosegue il suo racconto facendo sapere di aver indossato la mascherina su consiglio di un’infermiera che l’ha sentita tossire. L’emergenza coronavirus ancora non aveva travolto l’Italia e il sistema ancora non sapeva effettivamente con cosa stava facendo i conti. Ma qualche notizia c’era, e proprio per questo motivo l’infermiera ha consigliato alla donna di munirsi della mascherina per non contagiare i pazienti.