Coronavirus, ritorna la paura al Trivulzio: 64 dipendenti positivi

Coronavirus, ritorna la paura al Trivulzio: 64 dipendenti positivi

Coronavirus al Trivulzio: 64 dipendenti positivi, contagiati 7 pazienti. Il bollettino dell’Istituto.

MILANO – Ritorna il coronavirus al Trivulzio. Come riportato da La Repubblica, nell’istituto, divenuto noto in occasione della prima fase dell’emergenza, si contano 64 dipendenti positivi. Contagiati anche 7 pazienti ospiti della struttura.

I contagi sono stati rintracciati durante l’ultimo monitoraggio effettuato all’interno della struttura. I vertici del Trivulzio comunicano che per poter avere un quadro chiaro e definitivo della situazione si dovranno attendere i nuovi controlli in quanto nell’ultimo monitoraggio erano risultati diversi positivi.

Coronavirus al ‘Trivulzio’, il bollettino

Al 5 novembre nella struttura si contano 64 positivi su 551 dipendenti, mentre 20 sono ancora in attesa di referto.

Sessantaquattro dipendenti positivi al Covid su un totale di 551 e venti “in attesa di referto”. E’ quanto riportato nell’ultimo bollettino del Pio Albergo Trivulzio di Milano dove si spiega, però, anche che “in considerazione dei falsi positivi risultati tra i pazienti l’azienda sta provvedendo” a sottoporre a “nuovo tampone anche il personale asintomatico risultato positivo”.

L’Istituto ha inoltre annunciato lo stop “dei ricoveri in cure intermedie” fino a data da destinarsi. Evidentemente le precauzioni adottate sono decisamente più stringenti rispetto a quanto accaduto nei mesi infernali della prima ondata.

Coronavirus

Coronavirus a Milano, l’allarme Ats: “Contagi mentre si è in coda per il tampone”

Una situazione che a Milano continua ad essere esplosiva. Il direttore dell’Ats, Vittorio De Micheli, nei giorni scorsi aveva evidenziato come “le persone paradossalmente si contaminano facendo la coda per avere il tampone“.

Il medico si era soffermato anche sull’andamento del coronavirus nel nostro Paese: “La prima cosa è che questa volta non è un problema solo milanese. Quando l’epidemia è partita in Lombardia, ci siamo fermati. Poi quando abbiamo ripreso le attività il contagio si è diffuso in tutto il Paese […]. Al ritorno delle vacanze l’attività di prevenzione è stata espletata al massimo delle potenzialità, ma le attività che sono riprese evidentemente sono state più importanti di questo tentativo di contenimento“.