Coronavirus in Italia, il governo ha sottovalutato l’emergenza? C’è un mese di buio e incertezze che potrebbe aver fatto precipitare la situazione.
Arriva dalle colonne de il Corriere della Sera un’accusa nei confronti del governo, responsabile di essersi mosso concretamente con un mese buono di ritardo.
Coronavirus in Italia, i primi segnali difficili da cogliere
La ricostruzione de il Corriere della Sera parte dal 7 gennaio, quando nel Bergamasco emergono i primi segnali anomali. Diversi medici della Provincia di Bergamo registrano casi di influenza e tosse, sintomi che giro di qualche settimana avremmo imparato a conoscere sin troppo bene.
Proprio da alcuni medici di base, sempre secondo la ricostruzione del quotidiano, parte una lettera all’Azienda di tutela della salute della Provincia di Bergamo segnalando una lunga serie di polmoniti sospette.
La nascita della task force
Il Ministero della Salute inizia a muoversi concretamente dal 22 gennaio, data della creazione della task force incaricata di guidare la politica nella situazione emergenziale. Il primo passo, ma questo lo avremmo scoperto solo con il senno di poi, è incerto: si comunica di procedere con il tampone per la ricerca del nuovo coronavirus solo di fronte a casi di polmoniti insolite.
Coronavirus in Italia, il governo dichiara lo Stato di emergenza sanitaria
Il 31 gennaio il governo dichiara lo Stato di emergenza prendendo ufficialmente atto della gravità della situazione. Anche se ancora a fine gennaio non sarebbe stato effettivamente chiaro quello che sarebbe stato l’impatto del coronavirus. in Italia.
Vengono bloccati i voli dalla Cina ma i controlli sul territorio nazionale non prendono piede. Non viene rotto il cerchio del contagio in tempo utile. Il tutto senza considerare che diverse persone provenienti dalla Cina hanno raggiunto l’Italia facendo scalo in un Paese europeo. Il primo provvedimento assunto dal governo sarebbe stato quasi inutile. Ma avrebbe, nell’immediato, creato un certo clima di serenità e sottovalutazione del rischio.
Il paziente uno
La paura inizia a circolare nel Paese quasi un mese dopo, il 21 febbraio, quando l’Italia deve fare i conti con il famigerato paziente 1 ricoverato all’ospedale di Codogno. Quel giorno tutti prendono atto che il Covid-19 sarebbe stato un problema anche per noi.
Eppure proprio per quella valutazione del rischio di cui sopra, ancora alla metà del mese di febbraio l’Italia era sostanzialmente sprovvista di materiale medico-sanitario per fronteggiare. Il sospetto che il coronavirus potesse investire l’Italia sembrerebbe non aver sfiorato l’immaginazione del governo.
Emergenza coronavirus, il governo ha sottovalutato i rischi?
Il Corriere della Sera arriva poi a piazzare l’affondo decisivo. Solo il 1 marzo viene diffuso il primo documento del governo italiano dedicato alla gestione dell’emergenza coronavirus. Per la prima volta venivano rese note le direttive da seguire di fronte a casi di contagio.
Il mondo della politica non reagisce in maniera decisa, non si muove in modo compatto, anzi, contribuisce alla creazione di un clima di incertezza. C’è chi come Roberto Speranza invita alla prudenza e preannuncia una possibile ondata, c’è chi come Salvini cambierà idea troppe volti in pochi giorni, c’è chi come Conte è diviso tra la voce della coscienza e la responsabilità di dover gestire un’intera popolazione. E di fatto scegliere di chiudere tutto e tutti non poteva essere presa con leggerezza. Ma probabilmente doveva essere presa prima.
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