Cosa c'è nel decreto Lavoro approvato dal Cdm
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Direttore: Alessandro Plateroti

Cosa c’è nel decreto Lavoro approvato dal Cdm

Partito Democratico

Dal taglio del cuneo ai nuovi contratti

Il Consiglio dei ministri si è riunito in modo eccezionale il primo maggio per approvare una serie di misure riguardanti il mondo del lavoro, tra cui un taglio temporaneo del cuneo fiscale fino al 7% per chi guadagna massimo 25mila euro e l’introduzione del cosiddetto Assegno di inclusione.

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Tuttavia, le decisioni dell’esecutivo sono state criticate sia dai sindacati che dalle opposizioni politiche. Giuseppe Conte, presidente del M5s, ha accusato Meloni di aver organizzato una sceneggiata che danneggerà i lavoratori poveri e sottopagati, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein ha definito le misure una provocazione.

La Cgil ha denunciato il metodo usato dal governo, affermando che il confronto con i sindacati e i lavoratori non è stato sufficiente e che questo metodo non riconosce il ruolo che il sindacato deve avere per far crescere e migliorare il Paese.

Taglio Cuneo fiscale

Nonostante non sia ancora stato diffuso un comunicato stampa ufficiale con tutte le nuove misure, molte di esse sono già note al pubblico.

Una delle novità più importanti riguarda il taglio temporaneo del cuneo fiscale e contributivo, che sarà pari al 6% per chi guadagna meno di 35mila euro e al 7% per chi guadagna meno di 25mila euro fino alla fine dell’anno.

La presidente del Consiglio, Meloni, ha anche annunciato che il governo introdurrà un incentivo che coprirà fino al 60% della retribuzione per i datori di lavoro che assumono giovani che non sono impiegati e non seguono un percorso di formazione, noti come “neet”.

Contratto apprendistato sopra i 40 anni

Le modifiche ai contratti a termine e ai voucher, che prevedono una maggiore liberalizzazione dei primi e l’estensione dei secondi, sono le novità che suscitano la maggior indignazione tra sindacati e opposizione.

Secondo fonti mediatiche, il numero di vincoli sulle causali per i rinnovi dei contratti a termine sarà ridotto, con un periodo massimo di dodici mesi senza richiedere una causa specifica.

Inoltre, le causali saranno determinate o dai contratti collettivi o dalle parti coinvolte per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva.

Questo potrebbe facilitare alle imprese l’utilizzo di questo tipo di contratti, consentendo un massimo di 36 mesi di lavoro prima dell’assunzione di un dipendente. Le nuove norme potrebbero portare ad un aumento della precarietà del lavoro, in quanto i contratti di apprendistato potranno essere stipulati anche da persone disoccupate sopra i 40 anni (in precedenza il limite era di 29 anni) e perché la soglia massima per l’uso dei voucher per i lavoratori di aziende che operano in determinati settori (come congressi, fiere, eventi e parchi divertimento) salirà da 10mila a 15 mila euro.

L’Assegno di inclusione e lo strumento di attivazione al lavoro

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha annunciato al termine del Consiglio dei Ministri l’arrivo di un nuovo sostegno chiamato “Assegno di inclusione”, che sarà destinato alle famiglie con disabili, minori o persone over-60 a partire dal primo gennaio 2024.

Questo sostegno sarà pari a un massimo di 500 euro al mese, ma potrà arrivare a 780 euro al mese nel caso in cui il nucleo familiare viva in affitto.

I beneficiari potranno riceverlo per un massimo di 18 mesi e, in caso di necessità, per altri dodici dopo uno stop di un mese.

Per le persone potenzialmente occupabili, è previsto il “Strumento di attivazione al lavoro”, che prevede l’erogazione di un sussidio di 350 euro al mese a partire dal prossimo settembre per un periodo massimo di un anno e obbliga i beneficiari a partecipare a corsi di formazione.

La ministra ha dichiarato che il governo ha una visione strategica di lungo termine e che questi interventi non sono “spot”, ma si tradurranno in misure concrete.

Fringe benefit

Il decreto lavoro includerà anche agevolazioni fiscali per i lavoratori con figli. In particolare, durante il 2023, non sarà considerato reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, né le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, energia e gas naturale, entro un limite massimo di 3.000 euro complessivi.

Queste misure sono volte a fornire un aiuto ai lavoratori che sostengono famiglie e ad alleviare le spese domestiche.

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ultimo aggiornamento: 1 Maggio 2023 14:10

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