Essenziale per l’efficienza nel trasporto delle merci, l’interporto può essere anche di aiuto all’ambiente. Lo dimostra l’esempio di Padova.
Da quando gli acquisti online sono diventati una pratica abituale nella nostra vita, tutti abbiamo preso un po’ più di familiarità con il modo dei corrieri e della logistica, e abbiamo capito che il percorso dei nostri pacchetti non è sempre così lineare e spesso si ritrova a dover cambiare mezzo o magazzino. Su scala molto più larga e per il commercio industriale di import ed export, ad occuparsi di tali delicati passaggi è un nodo fondamentale della logistica, l’interporto. In Italia ne abbiamo 24: vediamo come funzionano.
Cos’è un interporto
Per definizione della legge n.240 del 4 agosto 1990, l’interporto è “un complesso organico di strutture e di servizi integrati e finalizzati allo scambio delle merci tra le diverse modalità di trasporto“. E’ cioè il punto in cui i container contenenti i prodotti delle industrie passano da un mezzo di trasporto ad un altro, solitamente dal treno che li ha prelevati da navi e aerei, ad un camion che li porta a destinazione per l’ultimo tratto, e viceversa.
Si tratta di strutture molto complesse, dove tutti gli ingressi dei veicoli devono essere calibrati tra di loro e dove grandi gru devono essere gestite al meglio per spostare velocemente le merci nel punto giusto.
Un esempio sostenibile: l’interporto di Padova
In Italia, al 2022, ne esistono 24 di questi punti di giuntura essenziali per il settore commerciale, secondo la lista pubblicata sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Uno però si distingue su tutti: si tratta dell’interporto di Padova, un’eccellenza nel suo campo e un esempio di come ci si può impegnare ad essere più green.
Con un terminal di 300.000 mq e 8000 treni messi in movimento ogni anno, l’interporto della città veneta riesce a smistare circa 13,4 milioni di tonnellate di merci in un anno (dato del 2022). L’azienda a partecipazione pubblica, fondata nel 1973, lo fa insistendo soprattutto sull’uso delle ferrovie rispetto a quello dei camion: un solo viaggio in treno sostituisce quello di 40 autocarri su strada, spiega il direttore generale Roberto Tosetto a Today.it. I treni vengono impiegati per raccogliere e portare i container da/a porti navali e aerei, mentre i camion servono solo negli ultimi tratti di strada.
La società ha poi investito moltissimo sull’innovazione, puntando in particolare sulla velocizzazione dei processi grazie ad un aumento della tecnologia digitale impiegata e all’automazione delle attività. Ora, ad esempio, le entrate e uscite dei camion dai gate sono automatiche e si sta lavorando affinchè le gru elettriche a portale che si occupano dello scarico e carico delle merci funzionino senza uomo a bordo.
Ancora, l’interporto di Padova si è dotata di un impianto fotovoltaico sui tetti dei magazzini, che ha una potenza di 13 MWp e che è in grado di calibrarsi in base al traffico previsto. L’obiettivo è l’indipendenza energetica del polo logistico, anche in difesa ai cambiamenti al costo dell’energia che hanno scombussolato l’Europa negli ultimi tempi. Per questi meriti, Interporto Padova ha vinto per due anni consecutivi il premio “Industria Felix – L’Italia che compete”.