Una delle missioni del nuovo governo e evitare il razionamento del gas, ecco cosa accadrebbe se si dovesse verificare.
La prima missione del governo che verrà guidato da Giorgia Meloni dovrà essere quella di introdurre delle misure per calmierare le bollette del gas che sta mettendo in ginocchio aziende e famiglie. Ad oggi se effettivamente l’Italia non dovesse ricevere più il 10% di gas proveniente dalla Russia, andrebbero prese misure più drastiche come appunto il razionamento. L’Europa tarda ad arrivare ad un piano e questo vorrebbe dire che per cittadini e imprese il calo del costo della bolletta potrebbe slittare anche di mesi.
Cosa accadrebbe se razioniamo il gas
Ad oggi l’Italia come affermato dal Ministro della Transizione Ecologica Cingolani ha raggiunto il 91% dello stoccaggio del gas, più quello che arriva dall’Algeria, ma la partita si gioca tutta su quel 10% russo. In caso di situazioni che prevedono il peggio, come l’interruzione della forniture da parte dei russi, andrebbe potenziato il “piano risparmi”. Se ci dovesse essere un elevato consumo, dovuto magari ad un inverno particolarmente rigido.
Davide Tabarelli (Nomisma energia) afferma che “Se ci saranno molti giorni freddi e il consumo aumenterà, a fine febbraio potremmo essere costretti a razionare il gas”. A subire maggiormente questo razionamento sarebbe il Nord Italia che consuma più gas rispetto al centro e sud Italia. In uno scenario quasi apocalittico tra le misure che si potrebbero adottare c’è quella di fermare i tram in certe fasce orarie o tagliare i riscaldamenti, oppure tenere parti delle città al buio, limitando le illuminazioni pubbliche e dei monumenti.
Le parole di Bernabé ex AD Eni
L’ex AD di Eni Franco Bernabè, attuale presidente di Acciaierie d’Italia, intervistato a La Stampa ha dichiarato che “soluzioni nel breve periodo non esistono. Possiamo solo ottimizzare le disponibilità di metano nel corso dell’inverno con una strategia di razionamenti che minimizzi i danni: ma serve un piano estremamente dettagliato in modo da tutelare i servizi essenziali”. Secondo Bernebé un razionamento andrebbe quindi messo in preventivo per evitare spiacevoli sorprese. E conclude: “Se poi non sarà necessario attuarlo tanto meglio, ma intanto ci saremo preparati. Senza un piano ci troveremo nelle stesse condizioni in cui ci siamo trovati all’inizio della pandemia: impreparati a gestire l’emergenza”.