Il sottosegretario alla Giustizia si dice contento che Cospito abbia ripreso a mangiare, tuttavia “il carcere duro resta”.
Al termine di un sopralluogo nel carcere di Montacuto (Ancona), il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha risposto alle domande dei giornalisti dichiarando di essere contento per l’interruzione dello sciopero alla fame di Alfredo Cospito. “Lo dico senza ironia è una gioia perché non c’è più un pregiudizio ipotetico per la salute”, dice.
Nelle scorse settimane Cospito ha deciso di interrompere il digiuno che andava avanti da ormai 6 mesi. Attraverso un modello prestampato a disposizione dei detenuti, l’anarchico ha scritto: “Dichiaro di interrompere lo sciopero della fame”, avvisando ufficialmente i vertici del Dap, del carcere di Opera e del Tribunale di Sorveglianza di Milano.
“Se delinqui stai in galera”
Anche se l’interruzione dello sciopero alla fame è pur sempre una buona notizia, il sottosegretario Delmastro ha ricordato comunque che Cospito “ha gambizzato un ingegnere e ha messo delle bombe alla scuola carabinieri di Fossano in sincronia”.
“Ce n’è a sufficienza per non considerarlo un martire, un influencer”, ha aggiunto spiegando che per l’anarchico il carcere duro resta ugualmente. “Se delinqui stai in galera, se rimani aggressivo nei confronti dello Stato e dell’incolumità delle persone, se lanci messaggi di morte, hai il carcere duro, questo è stato confermato da tutte le sentenze”.
La Corte Costituzionale ha fatto un discorso sulle attenuanti che “non incide sulla battaglia di Cospito, che era quella del carcere duro”. “Se avessimo dovuto revocare il carcere duro a un uomo che non si nutre volontariamente, come avremmo potuto fare con chi magari ha un tumore?“, ha osservato Delmastro facendo riferimento a Matteo Messina Denaro.
Il boss di Cosa Nostra ha un tumore, ma “mi pare corretto mantenerlo per la sua pericolosità in carcere duro. Determinate condizioni di salute non incidono sul carcere duro, tantomeno se volontariamente auto indotto con lo sciopero della fame” ha concluso.