Mentre l’Italia cerca di lasciarsi alle spalle il Covid-19, le famiglie dei sanitari caduti combattono per il mancato riconoscimento.
Nel corso della pandemia di Covid-19, medici, infermieri e personale sanitario hanno rappresentato la prima linea di difesa, un baluardo contro un nemico invisibile che ha stravolto il mondo come lo conoscevamo.
La loro dedizione e il loro sacrificio sono stati encomiabili. Si contano oltre 400 vite perse in Italia, un tributo doloroso all’impegno senza sosta contro il virus. Gennaro Avano, a capo dell’associazione ‘Medici a mani nude’, sottolinea la gravità di questa perdita. Avano, figlio di Mario, medico caduto vittima del virus, incarna la lotta di chi ha perso i propri cari, scegliendo di seguire le orme paterne nella medicina dopo una carriera in fisioterapia.
Covid-19: eroi dimenticati e promesse non mantenute
Se durante i mesi più bui della pandemia il personale sanitario è stato elevato a eroi. Oggi, a distanza di pochi anni, sembra che il loro sacrificio sia stato relegato in secondo piano. “Eroi durante il periodo pandemico…sembrano essere dimenticati” afferma Avano. Un sentimento di abbandono pervade le famiglie dei caduti, in attesa di un risarcimento che tarda ad arrivare.
Nonostante i 15 milioni di euro stanziati per risarcire queste famiglie, i fondi sembrano essere bloccati in un limbo burocratico. L’Enpam, designato per la gestione delle risorse, non ha ancora erogato i supporti finanziari necessari. Le famiglie, oltre al dolore per la perdita, si trovano a fronteggiare difficoltà economiche.
Iniziative private e carenze di medici sul territorio
Nonostante il sostegno governativo stenti ad arrivare, alcune iniziative private hanno cercato di colmare il vuoto. Il fondo ‘Sempre con voi’, creato dalla famiglia Della Valle, è uno spiraglio di speranza per quelle famiglie che ancora attendono giustizia e riconoscimento.
Tuttavia, al di là dell’aspetto economico, persiste un problema di salute pubblica: molte aree, soprattutto in Campania, soffrono ancora della mancanza di medici di base. “Gli assistiti dei medici deceduti non hanno ancora un dottore di riferimento o sono stati assegnati a colleghi molto lontani dal loro domicilio e sovraccarichi di pazienti” conclude Avano.