Secondo uno studio pubblicato su Lancet, alla base delle cattive risposte immunitarie c’è il problema di una scorretta alimentazione.
In seguito ad uno studio condotto quest’estate, la rivista scientifica Lancet ha pubblicato l’esito di una ricerca condotta dall’Istituto Mario Negri attraverso i dati raccolti nell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Secondo quanto emerso, l’alimentazione sarebbe un fattore estremamente rilevante coke regolatore delle risposte immunitarie. In occasione delle elezioni politiche del 25 settembre, la pubblicazione della suddetta ricerca – prettamente scientifica – sarebbe stata interpretata come antigovernativa e no vax.
L’utilizzo degli antinfiammatori
Proprio per questo motivo, il direttore del Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, si è ritrovato costretto a smentire ogni strumentalizzazione. Durante il primo periodo della pandemia, è emerso che «gli antinfiammatori riducono del 90% l’ospedalizzazione: dopo due anni e mezzo di Covid la comunità scientifica concorda sul fatto che ad uccidere i malati non è il virus ma l’infiammazione».
Da cosa dipende l’intensità del virus?
«Appena la loro efficacia è risultata evidente, l’Italia è stata il primo Paese al mondo a introdurre gli antinfiammatori» dice Giuseppe Remuzzi. Durante le prime fasi della pandemia, Fulvio Ursini, professore emerito di biochimica all’università di Padova, aveva rivelato che a incidere sulla gravità e sulla mortalità non era il virus ma l’infiammazione incontrollata di alcuni individui. Si tratta dell’esagerata autodifesa dell’organismo dopo aver contratto il virus.
Ursini continua spiegando lo studio pubblicato su Lancet: «Lo studio di Lancet conferma con i dati quanto allora io affermavo sulla base di una biologia conosciuta da tempo». L’intensità del Covid dipenderebbe quindi dalla risposta dell’organismo, che qualora sia esagerata, aumenta in proporzione l’intensità del Covid. Per questo motivo il virus varia da persona a persona.
E prosegue: «Quasi tutti gli studi infatti fanno riferimento solo ai vaccini e ai farmaci, come se la resistenza fosse l’unica strategia anti virale. Trascurano invece la anti-infiammazione, che è una funzione fisiologica naturale del nostro organismo».
Quindi come far sì che l’organismo abbia una risposta immunitaria adeguata allo stimolo? In primo luogo, c’è il problema dell’alimentazione che impedisce al nostro sistema immunitario di lavorare nel modo corretto.
L’alimentazione occidentale, dice Ursini, «non è più congrua al nostro organismo, che evoluzionisticamente è fermo a millenni fa. In estrema sintesi, noi oggi assumiamo troppa energia e non riusciamo a smaltirla, mentre nella preistoria i nostri antenati accumulavano solo quella necessaria per far fronte ai ripetuti periodi di carestia, e la loro risposta infiammatoria era quella sufficiente al mantenimento della salute».
Quale alimentazione adottare per contrastare le malattie?
E conclude: «Una nutrizione non troppo calorica, l’assunzione costante di vegetali regolatori dell’infiammazione, un esercizio fisico anche modesto ma costante, ed eventualmente l’ausilio di integratori contenenti i princìpi presenti per esempio in broccoli, cavoli, verze, rucola, o nelle cipolle e nell’aglio, nelle mele, nei cachi, nell’uva, nel vino ecc., sono i quattro ingredienti contro i nemici dell’omeostasi».